“La figura del Padre Arrupe per i gesuiti” – Omelia a Hiroshima, 2 agosto 2019

“Quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso”.

Sono parole tratte dalla prima lettura, scelte appositamente per la commemorazione di San Pietro Fabro, perché riflettono la personalità e l’esperienza del primo compagno di Sant’Ignazio. È interessante notare che esse rispecchiano anche la personalità e l’esperienza di un altro gesuita, un basco della Provincia del Giappone: Pedro Arrupe.

È per me una grande gioia celebrare l’Eucaristia con voi a poca distanza dal luogo in cui il P. Arrupe è arrivato nel 1942. Il giovane scolastico Arrupe aveva chiesto a lungo ai suoi superiori di essere mandato in missione, in particolare in Giappone. Questo si realizzò nel 1938, quasi due anni dopo la sua ordinazione, quando arrivò a Yokohama e giunse infine dove ci troviamo oggi, per iniziare lo studio della lingua e della cultura giapponesi. Qui iniziò a spogliarsi delle proprie abitudini occidentali, per far posto a quelle del popolo a cui era stato inviato.

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Fu a questo punto che nacquero in lui una consapevolezza e un’assimilazione crescenti di quelle qualità giapponesi che suscitavano la sua ammirazione: cortesia, delicatezza e ospitalità; rettitudine, onestà, disciplina, padronanza di sé, pazienza e tenacia; prontezza al lavoro, al sacrificio e provata resilienza nei confronti delle durezze della vita.

Divenne così il miglior “discepolo”, desideroso - come scrive nelle sue Memorie - di “diventare come uno di loro, in modo che in tutto vi fosse armonia”. Cercò di lasciarsi penetrare dallo spirito giapponese, imparando la complicata cerimonia del tè, la calligrafia, la musica del suo teatro, sperimentando ciò che oggi chiamiamo “inculturazione”. Al termine di questo “noviziato culturale”, riconobbe di essere veramente al proprio posto, “nel mio centro”, come disse.

La sua lunga permanenza sulla collina di Nagatsuka iniziò nel 1942, quando venne nominato maestro dei novizi e superiore. Fu un formatore esigente e umano, idealista e sensibile alle realtà concrete, creativo e attento alle tradizioni della Compagnia; sempre esemplare. Da Nagatsuka vennero molti gesuiti ben preparati per gli impegni della loro missione, come lo fu Arrupe stesso.

Ma fu in questo stesso luogo che egli venne a trovarsi faccia a faccia con la sofferenza causata dalla terribile esperienza del 6 agosto 1945, quando venne sganciata la bomba su Hiroshima. Il noviziato divenne un ospedale di fortuna, pieno di un gran numero di feriti. La scrivania del P. Arrupe si trasformò in una tavola operatoria, e il suo ufficio in una sala d’attesa dove era impossibile calmare le grida di dolore. Con tutto questo, la comunità intera mise a disposizione tutto quanto aveva con grande generosità.

Anni dopo, Arrupe, riflettendo sulla scoperta dell’energia della bomba atomica, faceva notare quanto furono potenti le forze che si erano autoproclamate signore del mondo, eliminando Dio e trattando gli altri esseri umani come “oggetti”, strumenti per il proprio bene personale, “perversione definitiva della persona umana”. Padre Arrupe vi contrapponeva una “energia apostolica” - sua espressione preferita - la stessa forza che aveva colmato Pietro Fabro quando viaggiava per l’Europa, per portare avanti la missione che viene espressa dal vangelo di oggi: “Quello che vi dico nelle tenebre, ditelo in piena luce; ciò che sentite sussurrare, proclamatelo dalle terrazze”. Analogamente, Arrupe fece il giro del mondo per proclamare la sua esperienza a Hiroshima, e per invitare tutti a essere portatori di vita e di bene, e non di morte e di distruzione. Uno degli studenti che lo ascoltò nell’Auditorium delle scuole Areneros a Madrid era Adolfo Nicolàs, che più tardi dichiarò di aver incontrato un grande missionario, “un uomo di fuoco”.

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Nel 1951, volgendosi indietro, Padre Arrupe indicava con precisione l’autentica fonte dell’energia apostolica: “È lui che, nel tabernacolo, tutto conosce, tutto contempla” e aspetta che noi prendiamo parte all’opera di ricostruzione. È qui, dal Cuore di Cristo, crocifisso e risorto, che Arrupe tornava a riprendere forza. A questo molti furono condotti anche da San Pietro Fabro.

Ricolmo della speranza che ci viene dalla risurrezione, Arrupe scrisse, da Roma, 25 anni dopo lo scoppio della bomba, che l’umanità “avrà bisogno di un fascio di luce molto più potente di quello che ci aveva accecati a Hiroshima: la luce della fede che illumina senza accecare...”. È questa fede che lo ha tenuto costantemente aperto allo Spirito e disponibile alla volontà di Dio.

Come tutti sapete, il processo canonico per la beatificazione del P. Arrupe è iniziato. Sono state portate testimonianze sia orali che scritte che parlano della sua profonda fiducia in Dio - sperando solo in Lui - e nella via evangelica, e del suo coraggio nel leggere i segni dei tempi e nel dare loro risposta. Queste qualità gli hanno dato forza durante tutto il suo generalato. Attualmente, i cosiddetti “Censori teologici” stanno leggendo l’infinita serie dei suoi scritti pubblicati; la Curia Generalizia ha preparato una bibliografia “completa”; la Commissione Storica sta rileggendo migliaia di documenti inediti d’archivio; e al Vicariato di Roma sono iniziati gli scrutini.

Il discepolo che è giunto in Giappone nel 1938 per imparare - confidando nella “potenza di Dio”, che va oltre ogni “umana saggezza” - è diventato un maestro per noi tutti. La sua memoria oggi è presente in molti luoghi e programmi, in tutto il mondo, che portano il suo nome e seguono la sua ispirazione. E noi, con molti gesuiti e anche non gesuiti, continuiamo a leggere i suoi scritti e vi troviamo una guida per la vita.

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Oggi la Compagnia di Gesù ha iniziato un altro processo di apprendimento e di condivisione, attraverso le Preferenze Apostoliche Universali. Sarebbe interessante vedere in che modo il Padre Arrupe, dal suo punto di vista, le abbia vissute nella sua epoca qui in Giappone - in che modo indicava la via verso Dio attraverso gli Esercizi Spiritali e il discernimento, come camminava insieme agli esclusi, e con i giovani, e come si prendeva cura della nostra Casa Comune. Forse vi sarà qualcuno interessato a farne uno studio, scoprendo in Pedro Arrupe un autentico modello per la missione odierna. Sicuramente, nella prima delle quattro Preferenze troviamo un grande patrono in San Pietro Fabro, il migliore - a dire dello stesso Padre Ignazio - nel presentare gli Esercizi, che portano a trovare Dio in ogni cosa, affidando tutti ai santi e a Nostra Signora.

In questo giorno molto particolare, vogliamo seguire l’esempio di Arrupe e di Fabro, chiedendo l’intercessione di Maria, Madre della Compagnia di Gesù, per renderci costantemente forti nella nostra fede, perché possiamo diventare autentici messaggeri di speranza. E particolarmente qui, a Nagatsuka e a Hiroshima, chiediamo una particolare intercessione a Pedro Arrupe, perché possiamo ricevere l’energia apostolica, che superi ogni odio e ogni inimicizia, conducendoci a una profonda trasformazione della nostra vita e a una vera riconciliazione.

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Pubblicato da Communications Office - Editor in Curia Generalizia
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L’Ufficio Comunicazione della Curia Generalizia pubblica notizie di interesse internazionale sul governo centrale della Compagnia di Gesù e sugli impegni dei gesuiti e dei loro partner. È anche responsabile delle relazioni con i media.

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