Camminare con gli esclusi

Camminare insieme ai poveri, agli esclusi del mondo, a quanti sono feriti nella loro dignità, in una missione di riconciliazione e di giustizia

Camminare con gli esclusi

La realtà

Vediamo che il divario tra ricchi e poveri si allarga in tutto il mondo e sentiamo parlare settimanalmente di centinaia di persone che muoiono mentre cercano di raggiungere una nuova casa. I leader politici hanno alimentato l’odio ed eretto muri fra ricchi e poveri, giovani e anziani, fra chi è nella propria patria e chi deve emigrare. Abbiamo anche presente, con grande pena, la realtà dei bambini che hanno subito abusi psicologici o sessuali.

Il sogno di Dio

Gesù soffre ed è crocifisso nel suo popolo e con il suo popolo, soprattutto i più piccoli. Prende per mano gli esclusi, i maltrattati, i vulnerabili. Dice loro: «venite, ereditate il Regno». Siamo tutti figli di Dio.

“Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. [...] Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.”

Matteo 5:4.6-11

Gesù nella sinagoga a Nazaret: “...per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista”.

Luca 4:18

La nostra risposta

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Desideriamo, prima di tutto e soprattutto, la conversione del nostro cuore, che ci renda vivi e sensibili a Cristo sofferente in mezzo a noi. Le nostre comunità desiderano essere più ospitali e aperte e imparare a vivere più profondamente nello Spirito di Gesù, uno Spirito che accoglie.

I nostri centri di ricerca sociale e le nostre università, collaborando fra di loro e con altri soggetti, vogliono sviluppare la capacità di impegnarsi in uno studio approfondito dei problemi economici e sociali a livello mondiale.

Il nostro lavoro nel campo dell’istruzione, a tutti i livelli, renderà le persone più consapevoli del bisogno urgente di riconciliazione e dei tanti che sono esclusi, vulnerabili, messi ai margini. Vogliamo che tutti quelli che partecipano alla nostra missione educativa sognino di costruire, passo dopo passo, una nuova cultura basata sui valori del Vangelo.

Ci impegniamo a promuovere un ambiente sano e sicuro per i bambini e i giovani e a contrastare ogni tipo di abusi.

In tutto il nostro lavoro, vogliamo unire le persone dove sono separate e guarirle dove sono ferite. Vogliamo lavorare insieme in questo “ospedale da campo” che è il nostro mondo, testimoniando una fede che promuove la riconciliazione basata sulla giustizia. Vogliamo portare speranza al nostro mondo, immaginare nuove strade e percorrerle fino in fondo.

Partecipare attivamente


• Ascolta la chiamata di Dio con la preghiera nella scheda Come posso pregare?

• Diventa volontario del Jesuit Refugee Service nel tuo Paese.

• Guardati intorno. C’è qualcuno che potresti aiutare fra i tuoi vicini, nella tua parrocchia o nella tua famiglia?

• Vota per politici che sostengono politiche umanitarie e i diritti umani.

• Fai una donazione a ONG che svolgono servizi umanitari e sostengono i diritti umani, come il JRS.

• Sii di ispirazione per altri condividendo questo sito con i tuoi amici.


Matteo 5, 3-10

“Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia.”

Luca 10, 25-29. La parabola del Buon Samaritano.

“Va' e anche tu fa' lo stesso.”

Matteo 8, 1-4. La guarigione del lebbroso.

Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii sanato». E subito la sua lebbra scomparve.

Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 53

“Così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire “no a un’economia dell’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. Questo è esclusione. Non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c’è gente che soffre la fame. Questo è inequità. Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita.

Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono “sfruttati” ma rifiuti, “avanzi”.

Papa Francesco parla a Filadelfia dell'abuso sessuale sui minori

“Le persone che avevano la responsabilità di prendersi cura di questi teneri hanno violato quella fiducia e causato loro grande dolore...
Coloro che sono sopravvissuti a questi abusi sono diventati veri araldi di misericordia. Umilmente dobbiamo a ciascuno di loro la nostra gratitudine...”

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