Perché noi gesuiti desideriamo partecipare alla vita dell’università?

Discorso all’Università di Zagabria

21 marzo 2019

I legami della Compagnia di Gesù con il mondo dell’università risalgono al sec. XVI, l’epoca in cui Ignazio di Loyola e i suoi primi compagni si incontrarono all’università di Parigi. Si potrebbe dire che la Compagnia di Gesù è stata concepita in un ambiente universitario, anche se, almeno all’inizio, non con l’intento di fondare delle università. Durante i primi anni della Compagnia Ignazio inviò deliberatamente i giovani gesuiti nelle università del tempo, come Coimbra, Padova, Lovanio e Colonia. Tuttavia, poco tempo dopo la Compagnia cominciò a creare le proprie strutture educative, che poi divennero delle università. Ignazio si rese conto del notevole potenziale apostolico dell’educazione e non esitò a considerarla al di sopra di altri “servizi ordinari”, capace di contribuire alla maggior gloria di Dio e, nello stesso tempo, in grado di promuovere un più grande bene universale. Ignazio ha dato il via al proprio impegno nell’educazione superiore perché il bene che si sarebbe potuto ottenere attraverso strutture educative era maggiormente “universale”.

Ignazio e i primi gesuiti videro nelle lettere e nelle scienze una via per mettersi a servizio della gente e indicare la strada che porta a Dio. Questa visione di fede non ha mai contraddetto il servizio del bene universale, che impegna tutti quelli che si dedicano alla ricerca delle verità, a prescindere dalla loro fede o dalla loro religione. Per questo, nella tradizione accademica gesuitica, che ha dato la propria impronta a molte università in tutto il mondo, non vi è incompatibilità tra gli obiettivi di ogni università e l’ispirazione cristiana e gesuitica, che è un nostro tratto caratteristico.

L’Università è una comunità che si dedica infaticabilmente alla ricerca della verità, criticamente consapevole della natura provvisoria delle nostre formulazioni. È un compito che è anche molto amato dalla fede e da noi gesuiti. Senza stancarci vogliamo comprendere meglio il mondo di cui viviamo, in modo da poter essere a servizio di un bene più universale.

Tenendo fermo lo sguardo sul mondo che abbiamo attorno, siamo testimoni dello scandalo dell’ineguaglianza che genera violenza, migrazioni forzate, discriminazioni razziali, povertà stridente, autoritarismi e populismi che offrono false promesse di redenzione sociale. Siamo anche purtroppo testimoni dell’impossibilità di bloccare il deterioramento dell’ambiente, dovuto alla mancanza di responsabilità nella cura della nostra Casa Comune.

Questa ottica rappresenta una sfida epistemologica per il nostro lavoro scientifico, che cerca di gettare luce sulla nostra realtà, di scoprire le radici dell’ingiustizia e di proporre alternative per una trasformazione economica e sociale. Un ideale che deve anche essere alla base del nostro insegnamento. Partendo da questo punto di vista, da questa impostazione nei confronti della realtà, facciamo nostra l’opzione preferenziale per i poveri con la quale l’università diventa un progetto di trasformazione sociale per essere generatrice di una vita piena.

L’università non esiste per se stessa, ma per la società, perché sia trasformata in meglio. Quando l’università è concepita come un progetto di trasformazione sociale, si muove verso i margini della storia umana, dove trova coloro che sono stati lasciati da parte dalle strutture dominanti e dal potere. Un’università come questa apre porte e finestre a chi sta ai margini della società, accogliendo una nuova linfa vitale, che rende gli sforzi per una trasformazione sociale una fonte vibrante di compimento.

Nel guardare il mondo di oggi, dobbiamo anche guardare al domani. L’impegno nell’università, così come lo concepiamo nella tradizione gesuitica, deve avere una capacità creativa, che è provata anzitutto dalla capacità di anticipare i tempi, di essere avanti di parecchi passi.

Questo è particolarmente importante in un’epoca di globalizzazione e di rapidi cambiamenti, accelerati dalla cultura digitale. L’università è un luogo privilegiato per discernere le tendenze e i possibili effetti delle diverse correnti della globalizzazione, in modo da promuovere quelle che generano una vita piena. Dobbiamo discernere dove la globalizzazione, mediante la standardizzazione delle culture, può mettere a rischio il multiculturalismo, e quando invece è in grado di moltiplicare gli spazi culturali e promuovere opportunità per l’interculturalità. Sembra inoltre che l’università possa promuovere uno spazio privilegiato per esplorare l’esperienza spirituale della religione come una dimensione delle culture, incoraggiando il superamento del fondamentalismo.

Educare le persone a essere cittadini del mondo - che è l’opposto della tendenza a creare uno spazio globale monoculturale - significa riconoscere la diversità come una dimensione costitutiva di una piena vita umana. In questo senso, la Compagnia riconosce che accompagnare la formazione dei giovani, ma soprattutto di coloro che decidono di entrare in politica, sia uno dei grandi contributi che possiamo offrire per fa progredire la situazione dell’umanità nel mondo attuale.

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Pubblicato da Communications Office - Editor in Curia Generalizia
Communications Office
L’Ufficio Comunicazione della Curia Generalizia pubblica notizie di interesse internazionale sul governo centrale della Compagnia di Gesù e sugli impegni dei gesuiti e dei loro partner. È anche responsabile delle relazioni con i media.

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