Condividere la gioia del Natale con “Gaudete”, eseguita da giovani gesuiti
Di James Hanvey SJ, Servizio della fede - Curia Generalizia
Rallegratevi! - Gaudete! -. Sembra che il canto provenga dalla fine del XVI secolo e che la melodia sia un adattamento di una tradizione medioevale. È un ritmo audace e vivace, che cattura bene l’atmosfera gioiosa del canto di Natale e ci invita a celebrare la nascita di Cristo. Il testo e il ritmo pulsante sono particolarmente efficaci quando viene cantato ‘a cappella’, come fanno qui a Roma gli studenti gesuiti del Collegio Internazionale del Gesù.
Come spesso accade con i canti natalizi tradizionali, i loro semplici versi contengono spesso una teologia compressa che esprime qui la meraviglia per l'evento della natività di Cristo. Il testo e la musica lo fanno giustapponendo semplici affermazioni, fondendo i fatti della nascita con il suo significato. Questo ci attira negli strani paradossi della Natività, che poi aprono alla meraviglia. Ogni verso racconta la grazia dell'incarnazione, non come si trattasse di un evento passato ricordato, ma di un fatto presente a noi ora in questo momento - "il tempo della grazia è arrivato" (tempus adest gratiæ). Questa è la fonte e la causa della nostra gioia: Gaudete! Il bambino è ora qui "per noi". Come per ogni canto, l'effetto di ‘Gaudete’ è quello di renderci presenti, con i pastori e i re. Diventiamo partecipanti, non spettatori. Anche questa è la grazia della musica. L'antico annuncio del Natale, la profezia di Isaia si compie alla nostra presenza, "perché a noi un bambino è nato, a noi è stato dato un figlio...".
Come ogni canto ben fatto, continua a risuonare in noi dopo che i cantori hanno cessato di cantare. Facilmente ricordati e assorbiti i ritmi entrano nel nostro spazio interiore e nella nostra memoria; si dispiegano fino a quando anche noi ci rallegriamo, pieni adesso di una gioia interiore e di meraviglia - un Presepe così semplice e umano, che capovolge tutte le nostre categorie; non una minaccia, ma un dono che non avremmo mai potuto immaginare, e che ci apre ad un mistero inesauribile. Come dice ‘Gaudete’, Dio si è fatto uomo nella meraviglia della natura - homo factus est, natura mirante (versetto 3).
Forse in questi giorni di Natale
possiamo permettere alla natura di mostrarci il modo di essere di fronte al
mistero. Con tutta l’oscurità e la confusione di quest'anno, venire con
semplicità e umiltà; stare ancora davanti al Cristo bambino che può insegnarci
ad avere di nuovo fede, a sperare di nuovo, a vivere di nuovo in modo migliore
e più amorevole. Mundus renovatus est
- il mondo è stato rinnovato! E noi preghiamo che possa ancora essere così. Amen