I volontari del JRS in Grecia si rivelano
Chi sei?
• Mi chiamo Amans Estivals, ventunenne francese. Ho studiato scienze politiche per tre anni. Sono stato in contatto con i gesuiti al MEG (Movimento Eucaristico Giovanile) per 12 anni: un’esperienza molto bella.
• Sono Corentin Capelle, 23 anni, belga. Conosco i gesuiti in quanto i miei genitori fanno parte della CVX (Comunità di Vita Cristiana). Sono molto generosi; infatti, da due anni ospitiamo dei rifugiati, compreso un “minore non accompagnato” che fa parte della famiglia. Ho fatto un ritiro in un centro gesuita che mi ha condotto a un’associazione parigina, che fa sempre capo ai gesuiti, INIGO, la quale prepara i volontari per dei progetti internazionali.
• Mi chiamo Chiraz Haddad, 21 anni, della regione parigina, di origini algerine (mia madre) e libanesi (mio padre). Ho studiato lingue straniere applicate presso l’Istituto Cattolico di Parigi, dove offrono un corso universitario annuale in solidarietà internazionale. Lo stage che sto facendo qui è parte del corso.
• Mi
chiamo Mariam Ammann e ho 19 anni. Mia madre è egiziana e mio padre è in parte
libanese e in parte tedesco. Volevo prendermi una pausa dallo studio... che si è
allungata più del previsto, dato che ho dovuto aspettare un anno a causa del
Covid.
Cos’hai imparato al JRS-Grecia?
Amans
Non ho imparato tanto sull’accoglienza dei migranti, in quanto lo avevo fatto già
nel corso della preparazione, ma piuttosto sull’importanza dell’accompagnamento.
Ciò che mi colpisce qui è la benevolenza umana. In persone che hanno passato
cose molto brutte, si trovano cose molto belle. Ho anche imparato che si può
avere tutta l’ambizione del mondo, ma non si può cambiare tutto in pochi
secondi; si fa quel che si può!
Corentin
È un salto nel cuore della realtà, nel vissuto dei rifugiati. Si impara nella
condivisione con loro. Poi, quello che mi colpisce è che, tanto i bambini quanto
gli adulti, hanno una resilienza straordinaria, una forza di andare avanti
nonostante tutti gli ostacoli: questo mi fa crescere. Infine, senza mezzi né
denaro, hanno un grande senso dell’ospitalità. “L’essenziale è invisibile agli
occhi”, diceva il Piccolo Principe.
Chiraz
Sono stata segnata dalla solidarietà che ho trovato in questo centro dei
gesuiti e con le organizzazioni religiose. Tutte le persone che ho incontrato
qui hanno una forte volontà di dare senza chiedere niente in cambio. Le persone
vengono qui per dare: lo trovo un bel
modo di vivere la religione. L’esperienza di vivere con persone del genere ti
arricchisce molto. Ho anche imparato molto sui migranti e che l’importante è
esprimere loro la mia solidarietà, dare quel che posso.
Mariam
Ho sentito quanto il mondo sia ingiusto in questo momento; è una cosa che
sappiamo ma che non avevo mai visto da vicino. Quando lavori con persone che
non contano agli occhi della società, che sono maltrattate, ti senti
sopraffatto quando vedi quanto poco puoi fare. Ma ho visto che queste persone
non perdono mai la speranza. È straordinario!
E cos’altro?
Amans
Ho un’idea: iniziare un progetto sportivo con i migranti, rivolto soprattutto agli
uomini adulti. Il JRS si è concentrato molto su donne e bambini, che sono i più
vulnerabili, ma ci rendiamo conto che gli uomini si annoiano... e quando si
annoiano...
Corentin
L’esperienza di quest’anno mi cambierà; influenzerà la mia visione delle cose e
le mie azioni. Per il momento, l’importante è esserci per queste persone che
hanno bisogno di qualcuno al loro fianco.
Chiraz
L’attenzione personale è la cosa migliore che si possa fare, il fatto di
considerarli come fratelli e sorelle, di considerarli uguali a noi.
Mariam
Quello che mi colpisce è la fiducia che i migranti ci mostrano. In Piazza della
Vittoria, ci mettono in braccio i loro figli piccoli e vanno a fare la spesa.
C’è una forte connessione tra noi e loro ed è fantastico!