Le istituzioni cattoliche offrirono rifugio agli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale
Negli archivi del Pontificio Istituto Biblico di Roma è stata scoperta un’importante documentazione storica che comprende elenchi di persone, per la maggior parte ebrei, che erano in fuga dalle persecuzioni naziste e sono state segretamente ospitate da istituzioni cattoliche durante la Seconda Guerra Mondiale.
Tra le scoperte più sorprendenti c’è il fatto che un centinaio di congregazioni religiose femminili e 55 congregazioni maschili parteciparono a quest’operazione di ospitalità. Anche il numero di persone salvate dai nazisti è impressionante: si parla di circa 4.300 persone, di cui 3.600 possono essere identificate per nome; e tra queste, più di 3.200 erano sicuramente ebree. Questa documentazione aggiunge molte informazioni sulla storia della protezione degli ebrei nel contesto delle istituzioni cattoliche di Roma. Per motivi di privacy, l’accesso agli elenchi è ristretto.
Questi progressi storici sono il frutto del lavoro di diverse istituzioni, in particolare del Pontificio Istituto Biblico, del Dipartimento Culturale della Comunità Ebraica di Roma e dell’Istituto Internazionale per la Ricerca sull’Olocausto di Yad Vashem. Il gesuita Dominik Markl, della Provincia dell’Europa Centrale, ha coordinato il lavoro insieme al rettore dell’Istituto Biblico, il gesuita canadese Michael Kolarcik.
Il nucleo delle scoperte deriva dalla documentazione raccolta dal gesuita italiano Gozzolino Birolo, il quale redasse gli elenchi tra il giugno del 1944 e la primavera del 1945, subito dopo la liberazione di Roma da parte degli Alleati. All’epoca egli era economo dell’Istituto Biblico e aveva come superiore il p. Augustin Bea, un tedesco, in seguito creato cardinale, noto per il suo impegno nel dialogo tra cristiani ed ebrei.
Nella
foto, gli storici che hanno tenuto le presentazioni durante il seminario “Salvati”
presso la Fondazione Museo della Shoah di Roma. A destra, il gesuita Dominik
Markl, del Pontificio Istituto Biblico.