Il Padre Generale riafferma l’impegno dei gesuiti nei confronti del JRS
Alla fine della guerra tra gli Stati Uniti e il Vietnam seguì un esodo di due milioni di vietnamiti in fuga dalla nazione devastata. Quasi un milione di persone tentò di fuggire per mare, con innumerevoli perdite di innocenti a causa di tempeste, fame e pirati. Tra il 1975 e il 1995, quasi 800.000 rifugiati sbarcarono a Hong Kong, Filippine, Singapore, Thailandia, Indonesia e Malesia, ma il loro arrivo fu solo l’inizio della lunga saga dei “Boat People”. Già traumatizzati dagli orrori della guerra nel loro paese d’origine, i rifugiati vietnamiti sentivano l’incertezza del loro destino perché il loro futuro era negoziato da paesi che non volevano avere niente a che fare con i rifugiati. Con centinaia di migliaia di rifugiati che vivevano nei campi, l’esodo si trasformò in una crisi umanitaria che sarebbe durata più di due decenni.
Inorridito dalla difficile situazione dei “boat people” vietnamiti, il Generale dei gesuiti Pedro Arrupe concentrò l’attenzione del suo ordine, allora forte di oltre 27.000 membri, sulla fondazione di un’opera che potesse offrire assistenza diretta ai rifugiati. Voleva un’organizzazione che non solo potesse fornire aiuti a breve termine sotto forma di generi alimentari di prima necessità, alloggio e assistenza sanitaria, ma anche servizi per l’istruzione, la formazione professionale, l’assistenza psicologica e legale. Il P. Arrupe aveva in mente un ministero che avrebbe abbracciato il mondo intero, fornendo un soccorso rapido ai disastri umanitari, pur continuando ad aiutare i gruppi emarginati molto tempo dopo che il clamore dell’attenzione dei media fosse svanito.
E così è nato il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (JRS).
Fondato quasi 40 anni fa, il JRS ha risposto alle crisi umanitarie in Africa, America Latina e Centrale, Europa sudorientale e Medio Oriente. La missione del JRS è di accompagnare coloro che sono perseguitati per motivi di razza, religione e classe sociale, o sfollati a causa di conflitti, disastri naturali o cattiva amministrazione. Gli operatori del JRS si trovano nei campi profughi, nei centri di detenzione, nelle zone di guerra, nei centri urbani e ovunque ci siano persone private dei loro diritti umani fondamentali.
Il 24 maggio 2019, il P. Arturo Sosa, Superiore Generale della Compagnia di Gesù, ha rinnovato l’impegno dei gesuiti nei confronti del JRS come opera della Compagnia. In una lettera aperta, il P. Sosa ha ribadito non solo il sostegno che il JRS ha ricevuto dai Generali e dalle Congregazioni Generali precedenti, ma ha invitato la Compagnia a “realizzare pienamente la sua visione di un mondo in cui i rifugiati possano ottenere protezione, avere accesso alle opportunità e partecipare pienamente alla sfera sociale, politica ed economica in cui si trovano”.
Il sostegno al JRS è cresciuto solo alla luce delle Preferenze Apostoliche Universali della Compagnia di Gesù che sono state rese note lo scorso febbraio. In queste Preferenze, risultato di più di un anno di discernimento comunitario, date alla Compagnia come missione diretta da Papa Francesco, il Generale ha identificato quattro “accenti” sul ministero per la Compagnia nei prossimi 10 anni, tra cui “Camminare con gli esclusi”. Con la lettera del Generale sembrerebbe che i gesuiti del XXI secolo siano pronti a continuare il buon lavoro iniziato dalla Compagnia in passato.
Potete leggere la lettera di pieno sostegno del Generale per la missione del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (in inglese).