È soltanto grazie allo Spirito di Dio che gli atteggiamenti che causano e alimentano questi conflitti possono realmente subire un cambiamento. Per questo la Congregazione chiede ai Gesuiti di tutto il mondo di pregare per la conversione degli animi, sia nella preghiera personale che durante la nostra celebrazione dell’Eucaristia, e di invitare anche altri a fare lo stesso. In secondo luogo, incoraggiamo tutte le Province a difendere la causa della pace con tutti i mezzi disponibili: reti, centri sociali, istituzioni educative, parrocchie o pubblicazioni. In terzo luogo, ricordiamo le parole di Papa Paolo VI: “Se vuoi la pace, lavora per la giustizia”. Esse ci rammentano che, se lavoriamo per la giustizia in questo mondo, prendiamo parte alla lotta per la pace...

La lotta per la giustizia, la pace e la riconciliazione ci riporta alle nostre radici gesuitiche, racchiuse nella Formula dell’Istituto. Essa è stata riconfermata nelle recenti Congregazioni Generali ed è oggi altrettanto importante - e urgente - quanto lo fu all’epoca in cui i nostri Primi Compagni fondarono la Compagnia di Gesù. La missione alle frontiere della guerra e della pace è una missione che ci tocca tutti in quanto Gesuiti: novizi, scolastici, fratelli, sacerdoti, quelli che sono attivi nel ministero e quelli che sono a riposo e forse nelle infermerie di Provincia. Essa ci tocca sia che ci troviamo a lavorare in una parrocchia o in una facoltà di teologia, sia che lavoriamo in una scuola, in un centro di spiritualità o in qualsiasi altro ministero. Ci chiama a una vita più profondamente comunitaria, come pure a sanare le nostre ferite e alla conversione, perché sappiamo bene che, in ultima istanza, le radici del conflitto stanno nelle divisioni che abitano nel cuore dell’uomo.