Sopravvivere a Beirut… con un piccolo aiuto da Sant’Ignazio
Di Sandra Chaoul, del team di “Leadership Discernente”
Gli amici all’estero si sono informati ultimamente sulla situazione a Beirut e devo ammettere che mi ci sono volute molte lacrime e coraggio per ammettere (prima a me stessa e poi a loro) che sono molti i giorni in cui non stiamo bene. L’esplosione nel porto è stata il nostro momento “palla di cannone”; non solo ha distrutto la nostra città, ma ha anche distrutto il nostro senso di sicurezza, i nostri sogni e le nostre certezze. L’esplosione ha messo a nudo un dolore che rifiutava di essere consolato e che sembrava solo aumentare con la crisi economica, la svalutazione della moneta e il vuoto di governo.
Stare
in piedi e guardare questa realtà è stato terrificante ma profondamente dolce,
e non sarebbe stato possibile senza uno sguardo di fede e un senso di comunità.
Quando la realtà mi sembrava troppo pesante per affrontarla da sola, è stato
spesso con gli altri che ho potuto sperimentare un’apertura. Il 4 agosto 2021
alle 18:07, un anno dopo l’esplosione, ci siamo riuniti in silenzio intorno al
porto di Beirut e abbiamo osservato un momento di raccoglimento. Nel mezzo
della frammentazione e dell’isolamento, abbiamo trovato dignità, speranza e
impegno nel tenere insieme le nostre ferite, e stare in solidarietà con le
vittime, le loro famiglie e migliaia di persone che non conoscevamo.
Le conversazioni spirituali con gli amici della Famiglia Ignaziana hanno portato un’inattesa consolazione e hanno alimentato il desiderio di far vivere dei momenti simili ad altri che non hanno ancora familiarità con questa pratica. In varie occasioni, ci siamo riuniti in momenti di silenzio e condivisione, rivedendo insieme la nostra esperienza, impegnandoci non solo con la nostra mente, ma permettendo a ciò che sentiamo di scendere fin nel nostro cuore. Rimanendo aperti, abbiamo cominciato a notare dove si rivelano segni di vita in mezzo alle nostre lotte. Abbiamo iniziato a testimoniare la grazia all’opera nel nostro contesto distrutto. Ne siamo stati testimoni nelle relazioni, nel modo in cui la gente comune stava generosamente intervenendo per aiutarsi a vicenda.
Ho visto volontari spingere un’ambulanza che era rimasta senza carburante in mezzo alla strada.
Ho visto amici portare a casa valigie piene di medicine e pannolini per le famiglie in difficoltà.
Ho
visto ristoranti e negozi aprire le loro sale per permettere alle persone di
ricaricare i loro dispositivi elettronici nei momenti di mancanza di
elettricità, senza chiedere di comprare nulla.
La speranza era visibile anche in momenti di risate e creatività, e forse nel modo in cui questa crisi ha richiamato nel nostro cuore un più profondo senso di integrità, ricordandoci che il cambiamento e la riforma che desideriamo nella nostra comunità inizia dentro di noi.
Anche la
pratica ignaziana di notare e riflettere sulle esperienze di desolazione è
stata una fonte di grande fiducia. Nei momenti in cui non era facile vedere
bene ed era difficile pregare, l’invito a rimanere saldi, a guardare più a
fondo nella mia esperienza e rilevare la direzione verso cui mi sta portando,
tutto questo è stato incredibilmente liberatorio. Per esempio, ho notato il
senso di colpa che si insinua nei momenti di gioia, di risate o di cura di sé.
Ho percepito quando la mia energia per l’azione e il servizio stava scivolando in un attivismo
infruttuoso.
Questi momenti di discernimento mi hanno aiutato a
riflettere su come posso dare significato al privilegio invece di essere
paralizzata dal senso di colpa; o come posso imparare a lasciar andare, e
accettare per un momento di essere impotente, senza diventare amareggiata o sentirmi
sopraffatta. Ho imparato ad avere più pazienza e fiducia. L’immagine di Gesù -
vulnerabile, esposto e tenero sulla croce - ha portato una dolce consolazione e
ha sostenuto in me un senso di coraggio e speranza in un futuro che non
possiamo vedere. Dio vive davvero in Libano, lavorando in mezzo alle nostre
sofferenze, e noi stiamo imparando a fidarci. Questa comprensione può essere la
grazia principale che ci accompagnerà durante questa crisi.