Il Sinodo sull’Amazzonia… una prospettiva africana

2019-10-28_synod-minani_main-1280

Quasi tutti i membri del Sinodo appena svoltosi a Roma erano direttamente o indirettamente legati alla regione amazzonica. Vi sono state, tuttavia, alcune eccezioni. Papa Francesco ha nominato tra gli uditori il P. Rigobert Minani, gesuita congolese. Rigobert è il coordinatore della Rete Ecclesiale del Bacino del (fiume) Congo. Alla fine del Sinodo, gli abbiamo posto alcune domande.

Padre Rigobert, cosa l’ha portata a partecipare al Sinodo per l’Amazzonia?

Ho partecipato come coordinatore della Rete Ecclesiale del Bacino del Congo (REBAC). Nella Laudato Si’(n. 38), il Santo Padre identifica questa regione come il secondo polmone del pianeta. In risposta all’appello del Papa per salvare la nostra casa comune, l’Apostolato Sociale dei gesuiti dell’Africa, in consultazione con la Commissione Giustizia e Pace del SECAM (Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar) e Caritas Africa, ha preso l’iniziativa ad ottobre 2015 di creare questa rete. Da allora, ho coordinato tale iniziativa. Questo è ciò che mi è valso il privilegio di essere nominato dal Santo Padre.

Lei è specializzato in scienze politiche; in che modo il Sinodo sull’Amazzonia, un’iniziativa della Chiesa cattolica, ha una dimensione politica?

Il Santo Padre aveva affermato nella Laudato Si’ che oggi “un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri” (n. 49).

Inoltre, dalla pubblicazione di questa enciclica, la questione ambientale è stata in cima all’agenda politica dei leader mondiali. Questo sinodo si terrà meno di due mesi prima della COP 25, che avrà luogo a dicembre in Cile. I leader politici mondiali hanno fatto promesse durante la COP 21 a Parigi nel dicembre 2015. Queste promesse annunciavano lo sviluppo di politiche atte a combattere il riscaldamento globale. Molte promesse non sono state mantenute. Al contrario, alcuni paesi sono usciti dall’accordo di Parigi e stanno mettendo a repentaglio lo sforzo globale per salvare il pianeta. L’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) invita i paesi a compiere ulteriori sforzi. Oggi l’opinione pubblica mondiale ha gli occhi puntati sul Vaticano e spera che le risoluzioni del Sinodo aprano un nuovo cammino per un’ecologia integrale; che la Chiesa abbia una parola forte che mobiliti i leader mondiali a scegliere la vita e non la morte. In questo senso, il sinodo ha una dimensione politica di primo piano e potrebbe essere un’opportunità per il futuro del pianeta.

Quali paralleli può tracciare tra ciò che è stato detto, ciò che ha appreso sulla regione amazzonica e la situazione nel bacino del fiume Congo?

Il bacino del Congo ha gli stessi problemi dell’Amazzonia. Entrambe le regioni sono sottoposte alla pressione delle imprese minerarie e forestali, che causano gli stessi danni. Si tratta principalmente dell’espropriazione delle terre dei popoli, della contaminazione delle acque, della distruzione delle abitazioni e della vita sociale delle popolazioni. Questo sinodo dice anche a ragione che l’Amazzonia è una terra contesa. Noi aggiungiamo che il bacino del Congo è una terra devastata. Da oltre un quarto di secolo è vittima di violenze e guerre alimentate, tra le altre cose, dallo sfruttamento delle risorse minerarie. Nella Repubblica democratica del Congo, le guerre hanno causato più di 6 milioni di vittime. Nella Repubblica centrafricana e nel Sudan del Sud, il calcolo non è ancora stato fatto. Speriamo che questo sinodo sia solidale con tutte le Chiese che si trovano ad affrontare delle forze predatrici.

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Pubblicato da Communications Office - Editor in Curia Generalizia
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L’Ufficio Comunicazione della Curia Generalizia pubblica notizie di interesse internazionale sul governo centrale della Compagnia di Gesù e sugli impegni dei gesuiti e dei loro partner. È anche responsabile delle relazioni con i media.

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