La Chiesa dopo il Covid – una riflessione di Damian Howard SJ
Il nostro sito web ha presentato diverse riflessioni di gesuiti e laici su come vivere la pandemia del coronavirus alla luce del Vangelo: in diversi articoli, ma soprattutto attraverso la serie di video “Comunicazioni al tempo del Covid” (clicca qui per accedere).
Questa volta vi offriamo un intervento di trenta
minuti del Provinciale della Provincia britannica, il p. Damian Howard. Le sue
riflessioni lo hanno portato prima di tutto a fare il punto su quanto abbiamo
imparato negli ultimi mesi, poi a riflettere sulle metafore che oggi si usano
per parlare di “sicurezza”, e infine a chiedersi dove si può collocare la
propria speranza - elemento essenziale per la continuazione di una vita umana
significativa - nel tipo di “nuova normalità” verso cui ci stiamo muovendo. Egli
crede che questo futuro apra delle possibilità per la nostra Chiesa.
Tra gli elementi che attirano l’attenzione ci sono i suoi commenti sulle reazioni così diverse che si sono avute, almeno in Occidente, alle due misure imposte in modo abbastanza generale, l’uso della mascherina e il distanziamento sociale. La resistenza alla prima è stata forte, poiché il volto e le sue espressioni sono considerati fondamentali per la comunicazione tra le persone. L’accettazione dell’allontanamento sociale è stata molto maggiore perché l’individualismo e la concezione della libertà personale ci incoraggiavano già a prendere le distanze dalla maggioranza degli “altri”.
Eppure, il cristianesimo è una religione dell’Incarnazione,
di Dio che si avvicina a noi. Il Vangelo ci invita ad essere vicini a chi ha
bisogno. Gesù tocca le persone che guarisce e “converte”. La Chiesa di domani
dovrebbe aiutare le persone ad avvicinarsi, in vari modi. I valori che la
animano le permetteranno di aiutare le persone a rallentare, a diventare più
contemplative, ad apprezzare i simboli. Essa sarà in grado di aiutare le
persone ad adottare uno stile di vita che faccia spazio alla vicinanza, alla
famiglia, alla terra, più che a relazioni “globalizzate” o “connesse”; sarà inoltre
invitata a correre dei rischi, con coraggio, ad avventurarsi dove Dio la
chiamerà.
Quanto alla speranza, essa non può più basarsi sulla certezza di un progresso senza fine, sull’onnipotenza della scienza e su una libertà individuale permissiva che privilegia l’“io” rispetto agli “altri”. La speranza crescerà quando la libertà sarà messa al servizio del bene comune, dell’impegno per la comunità.
La presentazione di Damian Howard contiene ancora molti
argomenti rilevanti per l’oggi delle nostre società e per il futuro della
nostra Chiesa. Clicca qui per visualizzarla (in inglese).