Per le vocazioni alla vita religiosa

Senza vocazioni alla Compagnia di Gesù, la missione di riconciliazione e di giustizia diventa semplicemente impossibile.

Arturo Sosa SJ, 11 settembre 2020

La promozione vocazionale "non è una campagna pubblicitaria per vendere il "prodotto" Compagnia di Gesù. Ciò che facciamo è accompagnare processi di discernimento vocazionale".

La settimana di lavoro del Consiglio Allargato del Padre Generale si è conclusa con la celebrazione dell'Eucaristia, il pomeriggio di venerdì 11 settembre.

Vi presentiamo qui di seguito il testo dell’omelia del padre Arturo Sosa, in quest’occasione.

Per le vocazioni alla vita religiosa

Abbiamo dedicato una settimana a fare memoria del senso della vocazione alla Compagnia di Gesù oggi come ieri, ma soprattutto lo abbiamo fatto dirigendo il nostro sguardo e i nostri desideri verso il futuro. Abbiamo fatto memoria per rinnovare l’impegno, ritornare a infiammare i nostri cuori e a cercare le forme migliori per operare efficacemente nella promozione vocazionale.

La premessa è molto semplice. Ce l’ha ricordata chiaramente la CG 34a (d. 10, 1): senza vocazioni alla Compagnia di Gesù la missione di riconciliazione e giustizia, le preferenze apostoliche universali, la collaborazione con altri dentro e fuori la Chiesa... diventano semplicemente impossibili.

Se troviamo un senso alla nostra vita religiosa e alla nostra vocazione alla Compagnia di Gesù, se amiamo questa vita che abbiamo scelto per seguire Gesù, saremo molto motivati a promuovere questo carisma prezioso che il Signore ha donato alla sua Chiesa attraverso S. Ignazio e i primi compagni, del quale ora siamo noi i responsabili. È il caso di ricordare come terminano le Costituzioni della Compagnia di Gesù nelle quali Ignazio ha delineato le caratteristiche fondamentali del carisma ricevuto. La Parte Decima è intitolata: Mezzi attraverso cui tutto questo corpo si conserverà e si svilupperà in pienezza di vita (en su buen ser).

Conservare e sviluppare non si riferisce innanzitutto alla crescita del numero dei gesuiti o delle loro opere apostoliche, senza dimenticare che essendo abbondante la raccolta della vigna del Signore mancano moltissimi operai e che Lui non smette di uscire in cerca di essi. Le Costituzioni si riferiscono “allo spirito della Compagnia e per il conseguimento di ciò a cui tende”, cioè al carisma e alla missione che danno senso al corpo, alla sua vita e al suo operare. Solamente un corpo che cresce nel suo buen ser (nella sua pienezza) è capace di attrarre coloro che ascoltano la chiamata del Signore a lavorare nella sua vigna con lo stile di vita e di lavoro della Compagnia di Gesù.

I primi compagni ascoltarono e scelsero di rispondere alla chiamata di farsi compagni di Gesù come gli apostoli. L’evangelista Marco racconta che Gesù “Salì sulla montagna, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì dodici - che chiamò apostoli - perché stessero con lui e per mandarli a predicare, con il potere di scacciare i demoni” (Mc 3, 13-15).

Convivere con Gesù è la condizione per essere inviato. È per questo che “i mezzi che congiungono lo strumento con Dio e lo dispongono a lasciarsi guidare bene dalla sua mano divina” [Cost. 813] sono i più efficaci per vivere e promuovere la nostra vocazione. La familiarità con Gesù nella preghiera personale e nell’Eucaristia è la condizione per farci compagni nella missione, perché, come dice S. Paolo ai Corinti, predicare il vangelo sia una necessità interiore e non una fonte di privilegi o di vanità.

La lettura del vangelo di Luca che abbiamo ascoltato oggi ci invita a togliere innanzi tutto la trave che è nel nostro occhio per poter aiutare altri a vederci meglio. Che cosa dobbiamo fare, da adesso, per approfondire la nostra familiarità con Dio attraverso la preghiera e l’Eucaristia? Che ostacoli dobbiamo rimuovere per renderci compagni migliori di Gesù alla maniera degli apostoli e poter essere inviati a lavorare nella vigna? Se non togliamo questa trave dai nostri occhi saremo ciechi che guidano altri ciechi. Riconosciamo i nostri limiti e peccati per poter essere perdonati e rispondere alla chiamata di essere discepoli che si conformano al Maestro.

A partire da una consistenza di vita come compagni di Gesù, possiamo cooperare con la grazia divina e chiedere con insistenza vocazioni alla Compagnia. Recuperare la quotidianità della preghiera per le vocazioni è un passo necessario per rinnovare e rivitalizzare la “cultura della promozione vocazionale” di cui oggi abbiamo bisogno come corpo universale.

Una cultura della promozione vocazionale che comincia con ottenere che ogni gesuita, ogni comunità e ogni opera apostolica della Compagnia si senta responsabile di presentare con trasparenza il carisma e l’invito a entrare a far parte di questo corpo. Avvicinarci alla gente, specialmente ai giovani, aprire le nostre case, migliorare la nostra ospitalità, farci raggiungibili... sono elementi fondamentali di una cultura della promozione vocazionale.

La disposizione e capacità di accompagnare processi personali è una condizione senza la quale non è possibile la promozione vocazionale. La nostra non è una campagna pubblicitaria per vendere il “prodotto” Compagnia di Gesù. Ciò che facciamo è accompagnare processi di discernimento vocazionale, coscienti che è il Signore colui che chiama e la persona colei che, liberamente, deve scegliere di farsi suo compagno. Siamo consapevoli della necessità di fare uno sforzo speciale e creativo per aumentare il numero di coloro che scelgono di essere Fratelli gesuiti.

Rivitalizzare la cultura della promozione vocazionale in tutto il corpo della Compagnia suppone rinnovare i nostri sforzi per vivere pienamente la vita come gesuiti e contemporaneamente porre i mezzi necessari per attrarre e accompagnare vocazioni. Il mezzo principale è costituito da persone dedicate a tempo pieno alla promozione vocazionale. Sacerdoti, Fratelli, Scolastici che dispongano dei mezzi necessari, lavorino in équipe, dedicati a tempo pieno a rendere visibile il carisma della Compagnia nella grande diversità di contesti sociali e culturali in cui siamo presenti. Non facciamoci illusioni. Se non dedichiamo gesuiti eccellenti, esclusivamente e per un tempo sufficientemente prolungato, alla promozione vocazionale, con tutti i mezzi di cui oggi possiamo disporre, non saremo all’altezza necessaria per cooperare con l’azione dello Spirito.

Il fatto che le sfide della promozione vocazionale variano secondo i diversi continenti e province obbliga ad essere creativi nelle sue espressioni. Tuttavia ci sono elementi comuni ad ogni gesuita, qualunque sia la sua età, ad ogni comunità e ad ogni opera apostolica. Avremo vocazioni se il nostro stile di vita religiosa si avvicina a ciò che richiede la spiritualità ignaziana; se la nostra vita di povertà, castità e obbedienza sono modi di mostrare la centralità di Dio nella nostra vita; se la vicinanza ai poveri e il vigore apostolico provengono dalla familiarità crescete con il Signore Gesù di cui ci facciamo compagni.

Maria, madre della Compagnia di Gesù, è un modello eccellente di accompagnatrice. Ha saputo accompagnare suo figlio Gesù, assumendone tutte le conseguenze, senza abbandonarlo in nessun momento. Lasciamoci accompagnare anche noi da lei e impariamo da lei come accompagnare gli altri.

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Pubblicato da Communications Office - Editor in Curia Generalizia
Communications Office
L’Ufficio Comunicazione della Curia Generalizia pubblica notizie di interesse internazionale sul governo centrale della Compagnia di Gesù e sugli impegni dei gesuiti e dei loro partner. È anche responsabile delle relazioni con i media.

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