Incontro con Anthony Corcoran SJ, Amministratore Apostolico in Kirghizistan

Kirghizistan... cosa conoscete di questo paese? Probabilmente non molto. È un paese montuoso dell’Asia centrale con 6 milioni di abitanti, senza sbocco sul mare, tra la Cina, a Sud e a Est, e le repubbliche di Tagikistan, Uzbekistan e Kazakistan, le quali facevano tutte parte dell’Unione Sovietica precedentemente. Nel 1991, dopo la caduta dell’impero sovietico, il Kirghizistan ha ottenuto l’indipendenza. La sua popolazione è in gran parte musulmana, ma dal momento in cui ha ottenuto l’indipendenza, le pratiche sciamaniche hanno colorato il modo in cui viene praticata la religione. I cattolici sono pochi, e sono principalmente di origine polacca, tedesca o coreana. La giurisdizione è stata affidata ai gesuiti dal Vaticano. Dal 2017, il p. Anthony Corcoran, originario degli Stati Uniti, è Amministratore Apostolico di questo territorio. Lo abbiamo incontrato durante il suo soggiorno alla Curia Generalizia.

2022-02-16_corcoran_installation

Padre Anthony, quale percorso l’ha portata, come gesuita, a dedicarsi prima alla Russia e ora al Kirghizistan?

Quando sono entrato nella Compagnia, sono stato presto colto dal desiderio di servire nelle missioni. L’idea di lavorare nell’ex Unione Sovietica molto probabilmente è emersa da diverse fonti. Questo desiderio è stato forse, in qualche modo, ispirato all’inizio dalla pratica di pregare per la Russia ogni giorno da bambini secondo la richiesta della Madonna di Fatima. In seguito, la speciale preoccupazione di Papa Giovanni Paolo II per la gente di questa zona ha incoraggiato alcuni di noi a offrirsi come volontari per questa missione.

Dalla mia prima visita in Kirghizistan alla fine degli anni ’90 per assistere i nostri gesuiti che vi lavoravano, questo territorio e la sua popolazione hanno continuato ad affascinarmi. Per i vent’anni successivi, ho chiesto regolarmente (e con insistenza) ai miei Superiori di permettermi di venire a lavorare qui, ma solo con la mia nomina ad Amministratore Apostolico nel 2017, ci sono potuto finalmente venire.

In un Paese dove ci sono pochissimi cattolici, quali sono i suoi compiti principali come Amministratore Apostolico?

Intendo il mio ruolo primario come un impegno nella cura pastorale dei nostri fedeli. I nostri cattolici sono molto pochi, come lei menziona, e sparsi in tutto il Paese. Le mie giornate più consolanti le passo interagendo con questi cristiani modesti e sinceri e con i loro vicini nei villaggi e nelle città dove si trovano le nostre piccole comunità... Naturalmente, il lavoro amministrativo comprende anche incontri, corrispondenza, risoluzione dei problemi.

Durante la nostra visita ad limina a Roma nel 2019, Papa Francesco ha paragonato le Chiese dell’Asia centrale a dei germogli. Quest’immagine sembra descrivere bene la realtà della nostra missione qui.

2022-02-16_corcoran_summer-camp

Quali sono le sfide specifiche delle relazioni ecumeniche o interreligiose nel contesto del Kirghizistan?

Prima di tutto, è importante sottolineare l’unicità delle società e delle culture dell’Asia centrale. C’è una storia notevole con una realtà politica, sociale e religiosa che ha molto in comune con i paesi musulmani circostanti e, allo stesso tempo, se ne differenzia notevolmente. Molte delle “sfide specifiche” nei rapporti sono quelle vissute dai cristiani nei Paesi vicini. La società autoctona sta vivendo cambiamenti significativi e alcuni di questi sono davvero sconcertanti (per esempio, sta emergendo in una parte della popolazione un movimento nazional-populista con elementi di un islam “importato” più severo e marcatamente politico). Tuttavia, abbiamo l’opportunità di vivere e lavorare con molte persone di diverse religioni che sono estremamente ben intenzionate e di ampie vedute. Sono queste persone, o almeno così speriamo, che determineranno l’orientamento della società e dello Stato ed è davvero consolante pensare che possiamo dare il nostro contributo offrendo un sostegno e un incoraggiamento modesti a questi kirghisi.

Che senso dà alla presenza della Compagnia di Gesù oggi in questo piccolo Paese dell’Asia centrale?

Di nuovo, siamo una comunità molto piccola e non dovremmo esagerare con il nostro contributo; tuttavia, non c’è dubbio che le fenomenali risorse spirituali, intellettuali, umanitarie (caritatevoli) e pastorali della Compagnia ampliata hanno qualcosa di unico e significativo da offrire. Speriamo di rendere più accessibili a una parte più ampia della popolazione locale alcune di queste risorse pastorali/spirituali e intellettuali. Per esempio, stiamo lavorando per trasferire la chiesa principale con programmi caritatevoli e accademici nel centro della capitale, in modo da rendere il “volto” della presenza cattolico-cristiana molto più visibile e accessibile. Inoltre, siamo in procinto di discernere la possibilità di aprire una scuola gesuita. Naturalmente, potremmo di certo approfittare della presenza di nuovi e generosi gesuiti provenienti da altri Paesi per realizzare questi progetti.

2022-02-16_corcoran_winter-camp

Infine, cosa avete imparato dalla frequentazione con i kirghisi, lei e gli altri gesuiti?

Il popolo e la cultura kirghisa sono veramente straordinari per l’importanza che danno alla famiglia allargata e alla comunità, così come per il loro generale rifiuto delle diverse manifestazioni di radicalismo (fino a questo momento). Questa cultura e l’umanità che riflette ci insegnano a modo loro che la presenza di Cristo è decisamente necessaria; la nostra presenza in questo luogo deve essere un “apostolato di presenza e consolazione” inculturato. Questo è possibile attraverso ciò che possiamo cogliere dall’approccio alla vita di queste persone e, soprattutto, da ciò che Gesù Cristo vorrebbe che noi condividessimo con loro.

Il Kirghizistan è una missione papale della Compagnia di Gesù... E devo aggiungere che sono umilmente colpito dalla costante generosità dei gesuiti che vengono da culture così diverse per servire in Kirghizistan. Il mio maestro dei novizi ha fatto notare un giorno, con un certo umorismo, che se cerchiamo degli angeli nella Compagnia, non ne troveremo, perché non ce ne sono; tuttavia, non è esagerato affermare che troviamo regolarmente degli esempi veramente sorprendenti di fedeltà quotidiana e di generosità bonaria in molti dei nostri compagni gesuiti. E ogni giorno sono colpito e grato per questa fratellanza.

Il tempo che trascorro qui sembra offrirmi una sfida costante e incessante a rinnovare la mia convinzione in risposta alla chiamata di Cristo che cerca di costringerci a essere più profondamente fedeli, coraggiosi e generosi.

Condividi questo articolo:
Pubblicato da Communications Office - Editor in Curia Generalizia
Communications Office
L’Ufficio Comunicazione della Curia Generalizia pubblica notizie di interesse internazionale sul governo centrale della Compagnia di Gesù e sugli impegni dei gesuiti e dei loro partner. È anche responsabile delle relazioni con i media.

Notizie correlate