Un evento in Curia: fratelli gesuiti di tutto il mondo

Nella settimana dal 3 al 10 luglio, quasi quaranta fratelli gesuiti sono venuti in Curia per condividere la loro esperienza di vita religiosa come fratelli. Cosa significa oggi essere un religioso gesuita senza essere un sacerdote? Che cosa significa essere gesuiti, secondo l’esperienza dei membri della Compagnia che hanno scelto la vita religiosa senza contemplare il sacerdozio?

Sono stati proposti temi di riflessione, momenti di preghiera, scambi. Si è parlato di formazione gesuita per i fratelli, di modi per promuovere le vocazioni alla Compagnia che facciano chiaramente spazio alla vocazione come fratello. Si è cercato di vedere più chiaramente cosa significhi, per un fratello, la partecipazione a una comunità apostolica. E, verso la fine, si è cercato di identificare i modi in cui i fratelli potessero mantenere e migliorare la comunicazione tra di loro.

Abbiamo incontrato alcuni dei partecipanti provenienti da diversi continenti. Nei prossimi giorni vi presenteremo le loro testimonianze.

Tutto è iniziato con il Padre Generale, il quale, da quando è stato eletto, non ha mai smesso di dire quanto i fratelli siano essenziali per la vita della Compagnia e quanto la sua vocazione di gesuita sia stata alimentata dall’esempio dei fratelli che aveva conosciuto a scuola. Durante la prima sessione, parlando in spagnolo e tralasciando il testo che aveva preparato, ha raccontato storie, aperto il suo cuore e ribadito quanto contasse sui fratelli gesuiti per rendere la Compagnia pienamente se stessa.

Ecco alcuni elementi del “discorso” del Generale, che voleva essere un’introduzione alla preghiera personale e comunitaria che sarebbe seguita.

2022-07-11_brothers1_fg

Il Padre Generale Arturo sosa SJ.

“In questa introduzione, vi offro alcuni spunti di preghiera sulla dimensione profetica del carisma della Compagnia di Gesù.

Il profeta è chiamato e sceglie di seguire la chiamata. Sperimenta la presenza di Dio anche se non se ne sente degno, la sua vita viene cambiata dalla misericordia che lo porta a cambiare vita... è un convertito che lascia andare le redini della sua vita. Ascolta la voce di Dio... sceglie di seguirla.

Il profeta guarda se stesso per quello che è, non per quello che fa. È una persona riconosciuta come uomo/donna di Dio perché ha fatto esperienza del Signore nel suo cuore e ne riconosce la presenza nella storia e nella vita delle persone con cui condivide la sua vita. Il profeta viene dal popolo, non da una razza o da una classe particolare. Il profeta è inviato. Il profeta sperimenta con tale forza la presenza di Dio nella sua vita e nella vita del popolo che non può rimanere calmo, in silenzio, in disparte... deve profetizzare, entrare in dialogo con il popolo per condividere la Parola di Dio che ha ascoltato.

Qualunque cosa faccia, un fratello gesuita è un uomo di Dio che ha scelto di essere compagno di Gesù, di condividere la sua vita, la sua parola e la sua missione di riconciliazione e giustizia, annunciando che il Regno di Dio è vicino.

La dimensione profetica della vita-missione del fratello gesuita si esprime nell’avere gli occhi fissi prima di tutto su Dio; nel cercare, trovare e mostrare la strada verso Dio; nell’essere contrario al clericalismo, all’ambizione eccessiva, all’abuso di potere; nella libertà interiore che porta a testimoniare l’essenziale della vita religiosa; nella felicità di camminare con Gesù, povero e umile, servendo in qualsiasi cosa sia necessaria.”

2022-07-11_brothers1_tejedor

José María Tejedor García, SJ.

Condividere esperienze personali con fratelli di tutto il mondo

Testimonianza di José María Tejedor García, SJ – Provincia di Spagna

Partecipare all’incontro dei fratelli a Roma è per me un’opportunità per incontrare i fratelli gesuiti di tutto il mondo e per approfondire la nostra vocazione in un luogo così importante per la Compagnia come Roma, in un’atmosfera di preghiera e di fraternità.

È un ritorno alle origini, alla vocazione primaria, a quella prima chiamata in cui il Signore mi ha invitato a seguirlo, con altri compagni. Poter condividere questa vocazione con compagni di culture e luoghi molto diversi, ma con la stessa vocazione, è un vero regalo. Durante questi giorni abbiamo potuto approfondire la nostra conoscenza della formazione, della vocazione e della storia dei fratelli gesuiti. Ma ciò che apprezzo di più è la condivisione di esperienze personali con fratelli di tutto il mondo, essendo amici del Signore.

Nel mio incarico specifico in Spagna, lavoro in un centro per minori a rischio. Mi sembra che la vocazione di un fratello abbia molto senso, vale a dire quello di poter essere un FRATELLO per i bambini e i giovani che sono stati trattati duramente dalla vita.

Nella mia Provincia di Spagna, i fratelli hanno avuto un ruolo molto importante nella storia; credo che dobbiamo rinnovare questa vocazione, presentarla ai giovani che si avvicinano alla Compagnia e prenderci cura della formazione dei fratelli gesuiti.

La nostra Provincia di Spagna continua ad essere quella con il maggior numero di fratelli gesuiti; molti di loro, nonostante l’età avanzata, continuano a dare una preziosa testimonianza di lavoro silenzioso e di generosa dedizione. Sono loro che mi hanno insegnato a essere un fratello gesuita. In breve, provo un profondo senso di gratitudine verso Dio e verso la Compagnia per questa vocazione condivisa con altri.

2022-07-11_brothers1_consolmagno

Guy Consolmagno, SJ.

Molto di più che “non essere un sacerdote”

Testimonianza di Guy Consolmagno, SJ – Specola Vaticana

Lavoro a Roma in una comunità che riunisce gesuiti di tutto il mondo. Non è stato quindi insolito per me incontrare tante lingue e culture diverse. Tuttavia, ciò che ha continuato a sorprendermi questa settimana è stato ricordare che siamo tutti fratelli, non sacerdoti!

Infatti, anche di questa distinzione abbiamo parlato molto. Essere un fratello è molto di più che “non essere un sacerdote”.

Cosa significa essere un fratello? Uno di noi ha detto che è come far parte di una band; qualcun altro potrebbe essere il frontman o il primo chitarrista, ma il nostro ruolo è quello dei percussionisti, i quali danno ritmo alla canzone. È come essere in una squadra di calcio; qualcun altro potrebbe essere l’attaccante, che è più famoso perché segna i gol, mentre noi giochiamo in difesa. Siamo quelli che stanno dietro le quinte di un teatro, che si occupano delle luci e delle scenografie, mentre gli attori più famosi si esibiscono. Ci piace far parte della squadra, fare il lavoro nascosto che fa funzionare tutto il resto.

Alle persone piace parlare di capacità di guidare come fanno i leader. Credo che ciò che viene terribilmente sottovalutato sia la capacità di “sostenere”. Dobbiamo imparare a far parte di una squadra, a fare il lavoro non per l’attenzione del pubblico, ma per il successo del progetto... e per la gloria di Dio. E anche se alcuni di noi (come me) vengono messi in posizioni di leadership, saper far parte di una squadra ci rende leader migliori.

Condividi questo articolo:
Pubblicato da Communications Office - Editor in Curia Generalizia
Communications Office
L’Ufficio Comunicazione della Curia Generalizia pubblica notizie di interesse internazionale sul governo centrale della Compagnia di Gesù e sugli impegni dei gesuiti e dei loro partner. È anche responsabile delle relazioni con i media.

Notizie correlate