Il gesuita Pedro Páez all’Ambasciata di Spagna a Roma

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Il 30 gennaio, all’ambasciata di Spagna presso la Santa Sede, si è svolta la presentazione del libro “El jesuita Pedro Páez. Cartas desde el Nilo Azul” (Edizioni Xerión, Aranjuez, 2020), coordinato dal fratello Wenceslao Soto, membro dell'équipe dell’ARSI (Archivum Romanum Societatis Iesu) presso la Curia Generalizia.

Per l’occasione è giunto dalla Spagna uno dei coautori, Javier Reverte. Oltre all’ambasciatrice (la signora Maria del Carmen de la Peña Corcuera) e suo marito (il signor Amador Martínez Moreillo), erano presenti diversi ospiti del mondo culturale spagnolo e un buon gruppo di gesuiti.

La presentazione si è svolta in una sala barocca del Palazzo di Spagna, dove tra tanti specchi, arazzi e dipinti, lo schermo e il proiettore stonavano un po’. L’ambasciatrice ha parlato del suo interesse per Pedro Páez nato quando era ambasciatrice in Etiopia dal 2004 al 2008 (posizione che anche suo marito aveva ricoperto anni prima) ed aveva scoperto la storia di questo gesuita. Dopo aver presentato i due oratori, ha ceduto loro la parola.

Javier Reverte ha fatto un resoconto personale di come la sua vita di scrittore di libri di viaggio lo abbia condotto a Pedro Páez, dopo aver sentito parlare di questo gesuita, di cui, al principio, gli venne detto che era portoghese. Ha evidenziato il fatto che fosse architetto e ha spiegato come sia stato il primo europeo a descrivere le sorgenti del Nilo Blu.

Wenceslao Soto ha presentato il contenuto generale del libro e i suoi autori, oltre a fare riferimento a quanto la sua pubblicazione fosse opportuna dopo la celebrazione del IV Centenario della scoperta delle sorgenti del Nilo Blu nel 2018. Egli ha ripercorso le diverse tappe della vita del missionario gesuita Pedro Páez, parlando della sua vita in Spagna, dove nacque nel 1584, prima di partire per Goa, spiegando il contenuto della lettera con la quale chiedeva di andare nelle Indie e parlando della sua opera nella terra del Prete Gianni, che si può considerare la sua età dell’oro.

L’opera coordinata dal fratello Soto ci permette di scoprire aspetti importanti della figura del gesuita spagnolo che aprì le porte dell’Etiopia in un momento in cui queste terre erano completamente chiuse agli stranieri. Il P. Páez è considerato da molti esperti dell’Etiopia come il più efficace missionario cattolico del paese. Usando la scienza e la diplomazia, affidandosi alla sua personalità di esploratore e alla sua conoscenza dell’architettura, ha permesso al cattolicesimo, di fare un primo passo missionario. Il suo coraggio è degno di nota. Il suo primo tentativo di entrare in Etiopia fallì perché venne catturato e dovette passare sei anni di prigionia nello Yemen. Questo non spense il suo desiderio missionario per la terra del Prete Gianni, espressione con cui si indicava l’Etiopia a quei tempi, dove giunse al secondo tentativo e dove morì nel 1622. Purtroppo, gli sforzi di Pedro Páez non ottennero il successo a lungo termine che ci si poteva aspettare, perché altri gesuiti inviati nella regione utilizzarono un approccio rigido che portò alla loro espulsione dal territorio nel 1633.

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Pubblicato da Communications Office - Editor in Curia Generalizia
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L’Ufficio Comunicazione della Curia Generalizia pubblica notizie di interesse internazionale sul governo centrale della Compagnia di Gesù e sugli impegni dei gesuiti e dei loro partner. È anche responsabile delle relazioni con i media.

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