Considerando la chiamata di Cristo

Dove ci portano le quattro Preferenze Apostoliche Universali?

Di 雷敦龢 Edmund Ryden, SJ
[Da “Gesuiti 2021 - La Compagnia di Gesù nel mondo”]

Il professore domanda: “Bene, ragazzi, avete fatto i quattro compiti che vi avevo assegnato?”. Qualcuno risponde: “Io, più o meno, ho fatto i quattro compiti, quindi... sì”. Altri, invece, replicano: “Io ne ho fatto un po’ di ognuno, ma posso fare di più”. L’atteggiamento dei ragazzi è quello di provare ad essere all’altezza di un compito difficile, vogliono dimostrare al loro insegnante che possono superare la prova.

Potremmo anche noi adottare lo stesso atteggiamento nei confronti delle quattro Preferenze Apostoliche Universali: alcuni provando a dimostrare che realmente le pratichiamo permanentemente, altri riconoscendo che dobbiamo migliorare. Questo modo di vedere le cose ha un qualche fondamento; se non faccio mai gli Esercizi, in nessuna modalità, o se non mi interesso minimamente dei paesi colpiti dalla siccità, allora le Preferenze possono aiutarci a risvegliarci dal nostro torpore. Eppure, non è questo quello che la Compagnia vuole da noi.

Le Preferenze sono intese come una nuova forma d’espressione della Formula dell’Istituto e, quindi, possono solo intendersi nel contesto dei documenti fondazionali. Inoltre, il Padre Generale ha sottolineato che le quattro Preferenze funzionano insieme. Rispondendo a questo suggerimento, offro le seguenti osservazioni, cosciente del fatto che si potrebbe dire molto di più.

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Cominciamo dalla meditazione delle due bandiere (ES, 136-147) e consideriamo come Satana inciti i propri demoni “ad attirarli con l’avidità delle ricchezze [...] il primo (scalino) è la ricchezza, il secondo il vano onore, il terzo la superbia” (ES, 142). Ecco le preferenze del mondo/Satana. Le immagino al centro di un cerchio verso il quale siamo attratti, come lo è una falena verso la luce. L’attrazione fondamentale di questo percorso è radicata nel fatto che “Io” comando, “Io” sono il centro e detengo il potere.

Il cammino di Cristo è il contrario: conduce alla povertà, agli insulti, al disprezzo o all’umiltà (ES, 146). Questi valori sono lontani dalla ribalta, dal centro. È come se ci spingessero via dalla giostra allegra verso la periferia. Dobbiamo lottare continuamente contro la corrente del mondo che ci trascina al centro e, quanto più ci avviciniamo ad esso, tanto più è difficile resistere alla sua attrazione. Le Preferenze sono proprio questo: modi di descrivere la corrente contraria, che rappresenta il richiamo del cammino a Cristo, che ci invitano a “osservare tutta la superficie ricurva del mondo popolato di uomini” (ES, 102).

Una pietra che ha cominciato a rotolare giù per un pendio non ha nessun interesse a fermarsi e pensare; una falena attratta dalla luce ignora quanti le consigliano di allontanarsene. Tendiamo a non discernere, a pensare solo quello che ci hanno insegnato, a resistere al cambiamento. Il discernimento fa sì che ci fermiamo, che permettiamo che Dio faccia di noi qualcosa di nuovo e, quindi, ci impedisce di rimanere imprigionati in quel carcere che ci siamo costruiti con le nostre paure, la nostra ignoranza e le nostre limitazioni (ES, 59). Siamo come Adamo che si nasconde fra gli alberi. Cristo ci invita ad un “grido di stupore” (ES, 60) che ci porti verso una nuova vita.

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Molti giovani soffrono a causa della disoccupazione, dell’incertezza e del dubbio: si sentono impotenti. L’abbiamo visto, poco tempo fa, nel breve intervento di Greta Thunberg alle Nazioni Unite: i leader sono preoccupati per il denaro e per i numeri, ma, in realtà, non hanno intenzione di cambiare le cose. La Preferenza per i giovani non significa che dobbiamo comportarci in modo paternalistico nei confronti dei giovani, ma piuttosto che dobbiamo farli diventare la nostra fonte d’ispirazione. Davanti a Gesù Bambino ed ai Suoi genitori “mi faccio come un piccolo e indegno servitorello [...] servendoli nelle loro necessità, [...] con tutto il rispetto e la riverenza possibili” (ES, 114).

Una società e dei mezzi di comunicazione globalizzati potrebbero apportare una migliore copertura informativa mondiale. In realtà, quello che accade di solito è l’esatto contrario. I media in lingua inglese dominano il panorama: ogni minimo commento del presidente Trump finisce in prima pagina a Delhi e Tokio. Noi siamo chiamati ad andare controcorrente, a cercare di raggiungere luoghi in ombra e dimenticati, i margini della selva amazzonica ed i quartieri poveri delle nostre città. Dobbiamo accontentarci “di mangiare [...], e così bere, vestire” (ES, 93), proprio come i poveri.

Oggigiorno, la maggior parte della gente vive in città concepite come ambienti isolati dal clima, in funzionamento permanente, ventiquattr’ore al giorno, in cui il ritmo alba-tramonto, i cambi di stagione, il caldo dell’estate ed il freddo dell’inverno, non sono altro che minimi dettagli che vengono risolti dall’inventiva umana. Ci siamo costruiti un bozzolo nel quale, ormai, non percepiamo più il vento, né l’aroma dei fiori, “né sente il piede, essendo calzato” (G. M. Hopkins, La grandezza di Dio). Papa Francesco ci ha invitato a tornare alla creazione, a vivere nella gioia, con l’incarico di cantare le lodi del Creatore.

Le PAU mirano ad aree della vita nelle quali possiamo incontrare la povertà, gli insulti, l’umiltà; ci portano alla croce, per vedere “quanto Dio nostro Signore ha fatto per me” (ES, 234). La collaborazione cui siamo chiamati è, innanzitutto, con Dio e poi con gli altri, quando Dio e gli altri sono al comando.

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Pubblicato da Communications Office - Editor in Curia Generalizia
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L’Ufficio Comunicazione della Curia Generalizia pubblica notizie di interesse internazionale sul governo centrale della Compagnia di Gesù e sugli impegni dei gesuiti e dei loro partner. È anche responsabile delle relazioni con i media.

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