Da seme ad albero

Centro infantile in Kirghizistan

Di Damian Wojciechowski, SJ
[Da “Gesuiti 2021 - La Compagnia di Gesù nel mondo”]

Le ragazze della Scuola Superiore di Suzak, uno dei centri islamici più importanti nel meridione del Kirghizistan, vanno direttamente dal pullman alla riva del lago Issyk-Kul. È chiaro come un paesaggio così vasto e con tanta acqua le faccia sentire meravigliosamente. Indossano il hijāb, quindi possono solo bagnarsi i piedi. È il secondo anno che il padre gesuita Adam Malinowski, della parrocchia di Jalalabad, organizza un campo di astronomia per giovani musulmani. Padre Malinowski dirige dieci club di astronomia nelle scuole della zona (a Jalalabad e nei dintorni), e ha pure costruito un piccolo osservatorio astronomico accanto alla chiesa.

L’astronomia non è lontana dalla teologia, perché chi guarda il cielo, volge lo sguardo a Dio. In alcune scuole la foto del padre Adam è appesa accanto a quella di Yuri Gagarin. Il premio per i migliori alunni consiste nel partecipare al campo nel Children’s Leisure and Rehabilitation Center (Centro di svago e riabilitazione per bambini), sul lago Issyk-Kul. L’unica condizione che impongono i genitori è quella concordata nel contratto: non possiamo convertire i bambini che partecipano al campo. Tuttavia, i giovani musulmani osservano tutto con grande interesse: osservano come i volontari europei pregano e partecipano alla Santa Messa.

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Oltre al campo astronomico, ne organizziamo anche uno gratuito per bambini orfani e diversamente abili di Tschytschkan; inoltre dirigiamo anche un campo per i bambini delle parrocchie cattoliche, come parte del nostro lavoro a favore della futura crescita della Chiesa cattolica in Asia Centrale. I bambini chirghisi si incuriosivano al vederci a Messa in una cappella improvvisata. Non volevamo mandarli via, perché non si sentissero rifiutati, ragion per cui, a un certo punto, siamo stati accusati di “proselitismo”.

Tra i musulmani della zona, è diffusa l’idea che la disabilità dei bambini sia un castigo per i peccati dei genitori, che per questo sono stigmatizzati. Spesso, il marito abbandona la moglie e fonda una seconda famiglia; quindi, la donna, non solo è l’unica ad occuparsi del figlio, ma lo fa da sola e senza alcun aiuto. Non esistono attività o riabilitazione per questi bambini a cui, spesso, mancano le cure basilari. Il campo è una porta di accesso al mondo.

Un gruppo di bambini disabili di Bakten (nel sud del Kirghizistan) scendono dal pullman su cui hanno viaggiato per oltre ventiquattr’ore. Tutto li sorprende: la gente, la casa, i bagni, la mensa e, ovviamente, il lago in cui possono fare il bagno. Alcuni hanno le stampelle, altri sono in sedia a rotelle; i ragazzi con la sindrome di Down sono liberi di muoversi come gli pare e sono sempre disposti a organizzare qualche scherzo. Dal momento che contiamo su volontari che si occupano dei bambini, le madri possono godere di qualche giorno di riposo.

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I genitori dei bambini invalidi di Jalalabad, tutti musulmani, sono membri dell’associazione Source of Love (Fonte d’amore) fondata con il nostro appoggio e mi domandano se il sacerdote può pregare per ciascun bambino. Attendono con ansia, finché un sacerdote vestito con alba e stola, si avvicina ad ogni ragazzino, gli impone le mani e prega in silenzio. I chirghisi sono pii per natura e tradizionalmente aperti ad altre religioni; sono convinti che Dio e le preghiere possano aiutare i loro figli, forse ancor più dei medici.

Non c’è dubbio che il lavoro del Children’s Rehabilitation and Spirituality Center (Centro infantile di riabilitazione e spiritualità) sia l’opera pastorale e caritativa più importante della Chiesa cattolica in Kirghizistan. Il progetto aspira a raggiungere oltre mille bambini l’anno con problemi mentali, fisici e sociali in tutto il Paese. È facile capire come, in un ambiente prevalentemente non cristiano, il centro sia il luogo in cui le Preferenze Apostoliche Universali della Compagnia di Gesù si articolano nel loro insieme: coltivando la sensibilità dei ragazzini e dei loro genitori nei confronti della presenza di Dio nella natura e della Sua preoccupazione per quanti soffrono. Praticamente il centro è, al contempo, l’attività più importante della Chiesa fra i musulmani.

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Per sopperire alle necessità abbiamo bisogno di molte cose come, per esempio, edifici, ma, soprattutto, abbiamo bisogno di una maggior presenza di gesuiti che non abbiano timore di lavorare in un contesto culturale così diverso da quello delle loro origini, fossero pure europei, di altre parti dell’Asia o delle Americhe. È un luogo in cui la gente non conosce Gesù e nel quale la Chiesa è meno di un granello di senape. Abbiamo bisogno di gesuiti capaci di superare la tentazione di credere che i poveri abbiano bisogno solo di pane.

Mi chiedo continuamente come sia possibile che un albero così grande (il nostro centro) sia cresciuto così rapidamente da un seme così piccolo. Quante persone di quanti Paesi sono state coinvolte nella creazione e nel funzionamento di quest’opera! La trepidante attività del centro, spesso, ricorda le grandi onde che, nelle burrasche invernali, si infrangono contro la riva del lago di Issyk-Kul, a 100 metri appena dai nostri edifici. Bambini di ogni angolo del Kirghizistan arrivano da noi e, senza dubbio, i giorni che passano nel nostro centro restano per lungo tempo nella loro memoria, forse per sempre.

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Pubblicato da Communications Office - Editor in Curia Generalizia
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L’Ufficio Comunicazione della Curia Generalizia pubblica notizie di interesse internazionale sul governo centrale della Compagnia di Gesù e sugli impegni dei gesuiti e dei loro partner. È anche responsabile delle relazioni con i media.

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