I gesuiti del XVI secolo e i gesuiti di oggi sono poi così diversi?
Camilla Russell è responsabile delle pubblicazioni dell’Institutum Historicum Societatis Iesu (IHSI) presso l’Archivio della Compagnia di Gesù a Roma. Australiana di nascita e affiliata all’Università di Newcastle, in Australia, Camilla Russell è specializzata nel Rinascimento e il suo ultimo libro è stato recentemente pubblicato dalla prestigiosa Harvard University Press. Il libro si intitola “Being a Jesuit in Renaissance Italy: Biographical Writing in the Early Global Age” (Essere un gesuita nell’Italia del Rinascimento: la scrittura biografica all’inizio dell’era globale).
Alla
presentazione del volume, avvenuta lo scorso 6 dicembre presso l’Università
Gregoriana di Roma, il direttore del Centro di Spiritualità Ignaziana, il p.
James Grummer, SJ, ha fatto un’introduzione entusiasta. Egli ha sottolineato
come ogni gesuita, fin dagli inizi dell'Ordine, sia unico, come illustrato dal
disegno sulla copertina del libro. Il p. Grummer ha inoltre evidenziato l’importanza
dello scambio epistolare nella cultura della Compagnia di Gesù nel corso dei
secoli. Le lettere dei gesuiti al Superiore Generale non contengono solo informazioni
fattuali, ma anche un’espressione della spiritualità ispirata da Sant’Ignazio.

La presentazione del volume il 6 dicembre presso l’Università Gregoriana di Roma.
L’esperienza del p. Grummer gli permette di affermare che il “codice genetico” dei gesuiti del XVI secolo continua a essere trasmesso alle generazioni attuali. Lo constata nelle lettere biografiche che i candidati alla Compagnia di Gesù scrivono per sostenere la loro ammissione, nelle informazioni inviate al Superiore Generale quando si cerca un candidato per un incarico importante, nei rapporti dei Provinciali dopo le visite alle comunità e alle opere. Leggendo il libro di Camilla Russell, conclude il p. Grummer, si rimane con il desiderio di conoscere meglio quei gesuiti del passato che erano animati da un ardente spirito missionario.
Abbiamo
chiesto a Camilla Russell, che è quotidianamente in contatto con i gesuiti
della Curia Generalizia, di raccontarci come il quadro che emerge dal suo
studio delle lettere dei gesuiti italiani del Rinascimento possa corrispondere
a ciò che significa essere gesuiti ancora oggi. Ecco cosa ci ha detto.

Camilla Russell.
“Il mio libro, Being a Jesuit, evidenzia molte affascinanti intersezioni tra la Compagnia di Gesù ai suoi albori, nel Rinascimento, quando è stata fondata (il tema del libro), e i gesuiti di oggi. Nonostante le molte differenze tra questi due periodi, i singoli gesuiti sono collegati tra loro, nel passato e nel presente, attraverso i testi che hanno utilizzato fin dal XVI secolo, in particolare gli Esercizi spirituali e le Costituzioni. Ciò che è particolarmente rivelatore dei risultati presentati nel libro è il modo in cui questi fondamenti testuali sono stati applicati nel corso dei secoli nella pratica e nelle opere dei gesuiti, registrati nei documenti biografici analizzati nel mio studio. Essi mostrano come i singoli gesuiti si vedevano, e allo stesso tempo erano visti nel loro contesto organizzativo, come operatori individuali all’interno di un insieme più ampio, che a sua volta influenzava il modo in cui lavoravano con gli altri nelle loro collaborazioni e nei loro apostolati. Questa dinamica, di cui la corrispondenza è espressione e collante dell’espressione di sé, oltre che motore delle operazioni collettive, è ancora visibile nel mio lavoro con i gesuiti di oggi.
Come
ho osservato nel mio libro, “fino alla soppressione papale della Compagnia, il
processo di adesione, lavoro e morte nella Compagnia è stato tramandato da una
generazione all’altra”. Questa continuità non è cessata con la soppressione, ma
è continuata dopo la ricostituzione della Compagnia nel XIX secolo. Come ho
osservato, “la presenza di un papa gesuita, Francesco, sulla scena mondiale
oggi ci ricorda che lui e i suoi compagni della Compagnia di Gesù continuano a
riconoscere Ignazio e se stessi come radici e rami dello stesso albero,
piantato nel 1540. Scrivendo le loro lettere, petizioni e relazioni, i gesuiti
sembravano aver capito qualcosa sul loro posto come singole parti in un insieme
più grande a cui legavano le loro vite: la Compagnia di Gesù”. Le singole opere
dei gesuiti possono essere state dimenticate nel tempo, ma il ruolo centrale di
questi individui nell’animare le operazioni della Compagnia è un ingrediente
chiave dei suoi successi. Come scrisse un gesuita in Italia durante il
Rinascimento: “questa Vita ... che vedo ... è fugace come il Vento”; ciò che
rimane è il risultato collettivo, frutto dello sforzo individuale di ogni
gesuita.”