L’incontro con il Padre Generale ha rafforzato la mia vocazione di gesuita

Richard Joubert è uno studente all’ultimo anno dei “Primi Studi” presso la Loyola University di Chicago. Membro della Provincia UCS (Centro-Sud degli Stati Uniti), ha avuto l’opportunità di incontrare il Padre Generale durante la visita di quest’ultimo alla Provincia UMI (Centro-Ovest degli Stati Uniti).

Di Richard Joubert, SJ | Gonzaga House, Comunità gesuita della Loyola University di Chicago

Un mese prima della fine del mio ciclo di “Primi Studi” nella Compagnia, il Padre Generale havisitato la nostra comunità di scolastici a Chicago. Questo evento giungeva alla fine di un anno importante nel mio cammino come gesuita. La presenza e le parole del nostro Superiore Generale hanno fatto luce su ciò che avevo vissuto negli ultimi mesi e sul discernimento che avevo dovuto fare.

2024-04-29_umi6_portrait

Dopo aver trascorso l’estate in Perù, sono tornato negli Stati Uniti ardente per la vita missionaria e pronto per il mio ultimo anno di “Primi Studi”. Allo stesso tempo, ho scoperto di soffrire di una dolorosa malattia gastrointestinale che ha richiesto molti mesi per essere diagnosticata. Spesso dovevo saltare le lezioni a causa di sintomi imprevisti o per appuntamenti con il medico. I miei progetti di correre una mezza maratona, suonare la chitarra e lavorare in un centro di accoglienza per immigrati sono stati accantonati. Ho perso l’appetito e sono stato spesso costretto a letto. La mia malattia mi ha impedito di occuparmi attivamente del ministero apostolico e mi ha fatto provare molti sentimenti di inadeguatezza. Tuttavia, attraverso questa esperienza “palla di cannone”, il Signore stava rimodellando i miei desideri e la mia comprensione della mia “vita-missione” e della “vita-missione” della Compagnia.

Ispirato dalla chiamata di Cristo e dalla testimonianza di tanti gesuiti, ero entrato nella Compagnia di Gesù con il desiderio di essere un missionario in ambito internazionale. Mi sentivo chiamato a proclamare la buona novella in terre lontane e ad aiutare gli altri a incontrare Dio. Con la mia malattia, ho compreso che questa chiamata a essere missionario non richiedeva che lasciassi gli Stati Uniti. Il territorio della mia missione erano la mia comunità e il mio vicinato.

La mia malattia mi ha mostrato cosa si intende per comunità come missione. Mi sono affidato alle preghiere e al sostegno della mia comunità gesuita e ho imparato a chiedere aiuto quando ne avevo bisogno. Non ero solo. Ho imparato ad apprezzare maggiormente la nostra vita in comune e il nostro lavoro per le anime. Centrati sull’Eucaristia, ci accompagniamo l’un l’altro nella vita spirituale e nei nostri apostolati. Siamo una comunità eterogenea, proveniente da Province e nazioni diverse, ma unita dai voti e dall’esperienza degli Esercizi Spirituali. La nostra è una vita e una missione condivisa insieme. La mia comunità è un dono.

2024-04-29_umi6_activities1

Nella nostra università, ho riconosciuto un territorio di missione diverso. I nostri studenti hanno fame di senso e di scopo, ma non sanno dove cercare. Cercano la gioia nel mondo, ma invece vedono video di TikTok che ritraggono divisione, oppressione, guerra e sofferenza, e materialismo. Dove trovano la speranza? La mia vocazione è diventata quella di accompagnare i giovani adulti e aiutarli a scoprire la speranza e, attraverso di essa, il cammino verso Dio. Un altro apostolato che ho potuto continuare è stato quello di accompagnatore spirituale. Mi ha consolato l’esperienza di accompagnare gli studenti negli Esercizi Spirituali, di servire come cappellano della squadra di calcio femminile dell’università e di aiutare a formare i giovani maschi dell’università secondo la tradizione ignaziana nel progetto Rambler Brotherhood. Io e i miei confratelli gesuiti abbiamo riunito gli studenti nel nostro incontro mensile “Java with the Jesuits”, in cui coinvolgiamo gli studenti in conversazioni spirituali davanti a caffè e donuts gratuiti. Mediante la conversazione spirituale, gli Esercizi e la mia attenzione, ho avuto la fortuna di accompagnare dei giovani nella loro ricerca di Dio. La mia missione non è all’estero, ma proprio qui, nella mia patria, nella mia lingua e nella mia comunità locale.

Durante il suo soggiorno a Chicago, il Padre Generale Arturo Sosa ha visitato la nostra università e ha parlato con noi, gesuiti che stanno compiendo i loro “Primi Studi”. Il messaggio del P. Generale mi ha sfidato a seguire l’esempio di Cristo, che è andato verso le persone senza aspettare che fossero loro ad andare da lui. Il p. Sosa ha evidenziato i rischi che si corrono nel fare ciò: umiliazione, povertà e fallimento. Ci ha ricordato la nostra chiamata a essere come Cristo povero e umile, che ha accettato liberamente la volontà di Dio e si è sacrificato per amore. Il p. Arturo ci ha invitato a una maggiore indifferenza, a livello individuale e nella Compagnia, e a ritornare al Principio e Fondamento degli Esercizi Spirituali. Mi sento apprezzato dal messaggio del P. Generale e invitato a crescere nell’opera di riconciliazione e di accompagnamento attraverso la lente della Croce. Sono grato per l’opportunità che ho avuto di incontrare il P. Generale e di dargli il benvenuto nella nostra comunità dei “Primi Studi”. Non vedo l’ora di portare il suo messaggio con me durante il magistero in autunno.

2024-04-29_umi6_activities2
Condividi questo articolo:
Pubblicato da Communications Office - Editor in Curia Generalizia
Communications Office
L’Ufficio Comunicazione della Curia Generalizia pubblica notizie di interesse internazionale sul governo centrale della Compagnia di Gesù e sugli impegni dei gesuiti e dei loro partner. È anche responsabile delle relazioni con i media.

Notizie correlate