Il Giappone apre le sue porte ai giovani lavoratori stranieri

La Commissione Giustizia e Pace della Chiesa cattolica del Giappone ha organizzato, poco tempo fa, un incontro annuale nella città di Nagoya; tra i diciassette diversi seminari su vari temi sociali, al dipartimento di immigrazione del nostro centro è stato richiesto di organizzare un seminario di una giornata sugli immigranti in Giappone: con nostra grande sorpresa, vi hanno preso parte oltre sessanta persone con esperienze diverse.

Abbiamo presentato un video di 15 minuti per inaugurare un dibattito sul licenziamento ingiustificato di quattro lavoratori stranieri. Mi ha sorpreso sapere che, per anni, avevano lavorato due ore extra ogni giorno senza che venissero loro retribuite; frustrati e disperati, un giorno se ne sono lamentati con il dirigente dell’azienda presso cui lavoravano e sono stato licenziati in tronco: “Fuori! Siete licenziati”.

Il nostro centro li ha messi in contatto con un sindacato privato e, dopo due mesi di trattative, hanno ottenuto l’80% della remunerazione dovuta e, oggi, hanno dei buoni lavori altrove.

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Rete gesuita sulle migrazioni in Asia orientale

La regione dell’Asia Orientale e del Pacifico, Jesuit Conference of Asia Pacific (JCAP - Conferenza Gesuita dell’Asia Pacifico), dove si trovano le nostre Province gesuite, è una regione di grande importanza strategica per quanto riguarda le migrazioni. I Paesi che ricevono i lavoratori immigrati sono, soprattutto, il Giappone, la Corea, Taiwan e l’Australia, gli altri li inviano. Milioni di persone si muovono per tutta la regione alla ricerca di lavoro e sicurezza. Solo in Giappone ci sono centinaia di migliaia di persone provenienti dal Brasile, dal Perù e da altri Paesi dell’America Latina, cosa che non succede negli altri Paesi.

Qualche anno fa la JCAP fece delle “migrazioni” un tema prioritario; venne quindi creata una rete gesuitica per le migrazioni, che è composta da sette Paesi. Oltre alle iniziative a favore dei migranti vulnerabili che si realizzano in ogni Paese, la rete ha anche compiuto ricerche ed ha pubblicato libri sulle famiglie dei lavoratori migranti che rimangono nel Paese di provenienza e sui migranti che tornano nei luoghi d’origine.

Il terzo argomento è la “mediazione” nella regione. Dal momento che, negli ultimi cinque anni, il numero di vietnamiti che vengono a lavorare in Giappone come “tirocinanti” è cresciuto in misura esponenziale (superano, ormai, i 200.000), abbiamo deciso di fare delle ricerche e di studiare, in Vietnam, in che modo tanti giovani lavoratori di zone rurali povere potessero arrivare in Giappone per lavorare. Siamo rimasti in Vietnam oltre sette settimane, dopo aver condotto uno studio simile in Giappone con l’aiuto dei vietnamiti che ci abitavano. Una parte dei risultati sarà pubblicata su Brokers (“Intermediari”), il terzo libro della rete gesuita di prossima uscita.

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All’inizio degli anni Novanta, il Giappone ha promosso un sistema d’istruzione per giovani tirocinanti, provenienti da economie in via di sviluppo, che è stato molto criticato in Giappone e all’estero perché lo si utilizza per trovare mano d’opera a basso costo per le aziende giapponesi che hanno una grave carenza di manodopera. L’idea originale era quella di fornire formazione tecnica ai giovani provenienti dalle economie in via di sviluppo, in modo tale che potessero usare le abilità acquisite in Giappone a favore dello sviluppo nei loro Paesi di provenienza.

Il neo è che in Giappone c’è una grave carenza di manodopera, mentre la maggior parte dei Paesi dell’Asia Orientale hanno alti tassi di disoccupazione. Nel momento in cui il Giappone offrirà condizioni di vita e di lavoro giuste ed umane sul proprio territorio, e pagherà salari uguali o equiparabili a quelli dei lavoratori giapponesi, entrambe le parti ne beneficeranno.

Proprio oggi, mentre scrivo questo testo, un giornale di Tokio ha pubblicato due lunghi articoli sui lavoratori stranieri in Giappone; in uno di essi si menzionano i risultati di una ricerca a livello nazionale realizzata dall’agenzia di stampa Kyodo. Uno dei risultati più importanti dell’indagine era relativo ai due settori preferiti dagli stranieri alla ricerca di lavoro: per primo “assistenza infermieristica” (56%) e per secondo “agricoltura e pesca” (50%). Nessuno dei due settori suscita l’interesse dei giovani lavoratori giapponesi, a causa delle dure condizioni e dei bassi guadagni. Al terzo posto si trovava il lavoro edile.

Quindi, c’è un gran lavoro da fare per aiutare le migliaia di giovani lavoratori stranieri: sognano di aiutare le proprie famiglie, in situazione di povertà nei loro Paesi di origine, e sperano di crearsi un futuro migliore, mettendo a rischio la propria vita. Il nostro centro non ha molte risorse, né molto personale, ma le nostre priorità negli ultimi dieci anni sono state l’assistenza legale di avvocati e l’insegnamento della lingua ai più vulnerabili. Uno dei nostri sogni più recenti è quello di aprire un Seminar House Center (centro di convivenza e condivisione) per i lavoratori migranti. Magari questo sogno sia già una realtà per quando questo annuario sarà pubblicato!

[Articolo della pubblicazione "Gesuiti - La Compagnia di Gesù nel mondo - 2020", di Ando Isamu SJ]

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Pubblicato da Communications Office - Editor in Curia Generalizia
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L’Ufficio Comunicazione della Curia Generalizia pubblica notizie di interesse internazionale sul governo centrale della Compagnia di Gesù e sugli impegni dei gesuiti e dei loro partner. È anche responsabile delle relazioni con i media.

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