Un vigneto gesuita

Il Padre Generale visita Sevenhill

Il p. Arturo Sosa continua la sua scoperta della Provincia dell’Australia. Un altro volo di meno di due ore lo ha portato da Melbourne ad Adelaide. Aggiungendo due ore in macchina, si arriva a Sevenhill, la culla della presenza dei gesuiti in questo vasto Paese. Se il nome vi ricorda qualcosa, è forse per la reputazione del suo vigneto... un’opera dei gesuiti! Naturalmente il Padre Generale ha visitato l’azienda vinicola e ne ha degustato il vino. Ma soprattutto si è reso conto della portata del progetto dei gesuiti in questa regione negli ultimi 175 anni. Inizialmente si trattava di accompagnare pastoralmente gli immigrati dalla Prussia cacciati a causa delle persecuzioni. È qui che ha avuto inizio l’insediamento e l’espansione della presenza europea nella colonia.

L’attuale superiore, il p. Brendan Kelly, non esita a dire che Sevenhill è per la Compagnia di Gesù in Australia ciò che il DNA è per il corpo umano. È qui che tutto ha avuto inizio. È qui che troviamo ancora oggi l’anima della missione integrale e integrata della Compagnia di Gesù che ha saputo creare una sinergia tra l’apostolato parrocchiale, la promozione degli Esercizi Spirituali e la gestione di un vigneto. Tutto si incastra: una parte non può funzionare senza le altre due. È un mondo di collaborazione e sostegno reciproco di cui beneficia l’intera Provincia. In concreto, si tratta di due parrocchie con otto chiese, un centro spirituale che non basta a soddisfare la domanda di ritiri ignaziani e un vigneto specializzato nella produzione di vino da Messa, ma che offre anche vini da tavola riconosciuti.

Ma comunque, un vigneto! Abbiamo sfidato Brendan Kelly a convincerci...

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Cosa significa per la Compagnia di Gesù in Australia possedere e gestire un vigneto? Potrebbe essere vista come un’operazione commerciale non molto in linea con la povertà religiosa?

La produzione e la vendita di vino da messa alle parrocchie e alle congregazioni religiose in Australia e all’estero per celebrare l’eucaristia è sempre stata e rimane la principale raison d'être di Sevenhill, l’azienda vinicola della Compagnia. La produzione di alcuni vini da tavola è un’occasione per far conoscere il nome e la missione della Compagnia di Gesù a coloro che altrimenti non potrebbero entrare in contatto con noi. Ogni anno, tra le 35.000 e le 50.000 persone visitano l’azienda vinicola, la chiesa e i santuari della nostra proprietà. Tutte le eccedenze finanziarie dell’azienda vengono utilizzate per contribuire alla promozione e al sostegno di importanti opere della Provincia australiana della Compagnia, in particolare di quelle più povere.

Come si inserisce quest’opera, Sevenhill Cellars, nel piano apostolico della Provincia australiana, o come potrebbe essere collegata alle Preferenze Apostoliche Universali della Compagnia di Gesù?

Sevenhill è il centro principale che offre gli Esercizi Spirituali di 30 giorni, che si tengono tre volte l’anno e comprendono il popolarissimo ritiro del Terz’Anno dei gesuiti in Australia. La nostra principale casa di ritiri, il Sevenhill College, è immersa tra i vigneti. Nel corso degli anni, l’azienda vinicola ha mantenuto il favorevole e magnifico ambiente dei nostri ritiri, ha contribuito alla manutenzione dei terreni e degli edifici e ha fornito vino da messa e da tavola a coloro che facevano i ritiri. L’azienda ha raggiunto e sostenuto diverse opere della Provincia, in particolare Jesuit Mission, i nostri apostolati sociali e le nostre scuole, mediante contributi finanziari e la promozione di attività di raccolta fondi.

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Molte giovani famiglie visitano Sevenhill e organizzano dei picnic nei campi che mettiamo a loro disposizione. L’azienda vinicola, con la casa di ritiri, sostiene le iniziative intraprese con i giovani nelle nostre parrocchie. Ad esempio, Sevenhill ha ospitato la recente Assemblea Regionale dell’Arcidiocesi, che ha affrontato i temi dell’apostolato con i giovani e le giovani famiglie, della formazione e la sensibilizzazione alla fede, della leadership, dell’accoglienza e dell’inclusione. Inoltre, con circa 286 ettari di proprietà rurale da curare, l’azienda vinicola è praticamente all’avanguardia nella nostra Provincia per quanto riguarda i ritiri ecologici Laudato Si’: vengono organizzati dei ritiri con percorsi di trekking da Sevenhill e l’azienda contribuisce alla manutenzione e alla cura dell’orchidea ragno bianco, patrimonio dell’umanità!

Cosa vorreste che il Padre Generale ricordasse della sua visita a Sevenhill Cellars?

Speriamo che ricordi la storia di Sevenhill come luogo ispiratore della missione dei gesuiti, con la sua configurazione unica di una sinergia tra apostolati: parrocchia, centro spirituale e azienda vinicola. Vorremmo che il Generale portasse con sé dalla sua visita a Sevenhill anche un senso dello spirito pionieristico e intraprendente che anima queste opere. Data la sua configurazione di apostolati, Sevenhill è conosciuta sia in ambienti ecclesiali che non; e questo è significativo in un Paese molto secolarizzato. Vorremmo che il Generale sapesse che il servizio del Vangelo continua in luoghi remoti, anche “dall’altra parte della Terra”. Speriamo inoltre che il Padre Generale consideri Sevenhill come un valido contributo, nell’area dell’Oceano Pacifico, nella continua celebrazione dell’Eucaristia alle comunità di fedeli, essendo un importante produttore di vino da messa.

Guarda il reportage fotografico su Sevenhill preparato da David McMahon, responsabile della comunicazione della Provincia australiana, dal titolo Hallowed Turf (Terreno consacrato), in cui sono messe in evidenza, tra l’altro, le relazioni coltivate dai gesuiti dell’Australia con le popolazioni aborigene

Dall’alba al tramonto:

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Prima dell’alba, nella completa oscurità, faccio il giro della proprietà, guidato solo dalla luce del mio telefono. Quando lascio l’erba verde, l’unico suono è quello dei miei passi che scricchiolano sulla ghiaia. Sono alla ricerca di uno scatto memorabile di un’alba vivida sulle viti. Ma oggi non ci sono colori elaborati nel cielo, così metto da parte la macchina fotografica e opto invece per una foto panoramica a 180 gradi con il mio telefono.

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Alcune ore dopo, alla fine della giornata, il coro delle cicale è in pieno svolgimento e il sole al tramonto fa risplendere di una calda luce arancione l’enorme campanile della chiesa di St Aloysius. Costruita in stile neogotico, questa chiesa ha servito la parrocchia di Sevenhill fin dal suo completamento nel 1875. È interessante notare che i pannelli di vetro sulle porte d’ingresso hanno improvvisamente assunto una vita propria, poiché il riflesso del sole fa sembrare che il semplice vetro sia ora una vetrata colorata.

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Alle mie spalle, il cielo assume una tonalità di cui un artista sarebbe orgoglioso: un misto di cobalto e genziana. Il sole se n’è andato da tempo, lasciando solo una striscia dorata sbiadita sopra gli alberi, che fa da sfondo al cielo drammaticamente più scuro.

Trasformato in pietra:

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All’ingresso principale della proprietà, sulla destra si vedono bellissimi alberi autoctoni in un paesaggio che può sembrare così drammaticamente secco e spoglio da doversi ricordare quanto questo terreno sia fertile. Al di là delle strisce di corteccia che si sono staccate dai tronchi degli alberi, si notano due forme distinte, simili a obelischi.

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Avvicinandosi, si nota che si tratta di due enormi rocce di ardesia, una del peso di sei tonnellate e mezzo e l’altra di otto tonnellate. Gli artisti ngadjuri Adam ed Elley Warrior, marito e moglie, hanno recentemente dipinto una delle rocce per commemorare il profondo legame tra i primi gesuiti e i loro antenati.

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È stato il p. Brendan Kelly SJ, Superiore di Sevenhill, ad avvicinare Adam ed Elley e a spiegare loro la storia di come i gesuiti incontrarono per la prima volta il popolo ngadjuri e il forte legame che si creò in seguito tra le due parti. “È esattamente ciò che raffigura il nostro dipinto”, mi hanno detto all’inizio di quest’anno.

Chiesa di St Aloysius:

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Le aggraziate arcate del soffitto sono state erette da squadre composte da quasi due dozzine di uomini, presumibilmente utilizzando sistemi rudimentali di carrucole. Costruita in pietra locale, la chiesa presenta un tetto in ardesia, pavimenti in ardesia di Mintaro e vetrate colorate.

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Le vetrate colorate proiettano forti arcobaleni lineari sul pavimento, mentre il sole calante crea capricciosi disegni color pastello sulle pareti, astrazioni amorfe che cambiano d’intensità e si spostano quasi impercettibilmente al passaggio del sole.

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Sopra l’altare, al posto della tradizionale vetrata, si trova un suggestivo dipinto a olio della Madonna, originariamente donato ai gesuiti in Europa nel 1848 dal re Ludovico II di Baviera.

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La chiesa possiede una propria collezione di manufatti metallici che sono ancora in uso quotidianamente sull’altare e altrove, la cui aggraziata forma testimonia un’epoca quasi dimenticata di artigianato, quando le complessità della scrittura e dell’arte venivano create a mano.

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I banchi in legno risalgono alla chiesa originaria e la loro semplice grazia crea un’uniformità che conferisce un ulteriore elemento di luminosità al sole in qualsiasi periodo dell’anno. Al di là delle porte principali si trova una vetrina che ospita i paramenti originali indossati dai primi gesuiti della zona.

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I pilastri all’ingresso della chiesa rappresentano la preziosa eredità di Sevenhill come azienda vinicola, con le colonne che raffigurano le foglie del vigneto e i grappoli d’uva.

Patrimonio viticolo:

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Quest’opera d’arte in metallo, intitolata “Madonna delle vigne”, ha sorvegliato una sezione del vigneto per quasi due decenni. La parola “Mary”, in una fluente scrittura metallica, si trova alla base e l’imponente scultura in bronzo poggia su un robusto basamento in pietra. L’opera è stata commissionata da Desmond e Mary Kennedy per onorare il defunto Fratel John May SJ, enologo di lungo corso della Sevenhill Cellars. La scultura del 1994, opera di Andrew Parish di Woodville, nell’Australia meridionale, raffigura la Madonna che “cammina tra le vigne e le benedice per garantire un buon vino”; è alta 2,31 metri e pesa 100 chilogrammi.

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È quasi impossibile per un fotografo che non abbia accesso a un drone catturare la scala del vigneto che si estende su entrambi i lati della chiesa. Ma qui ricorro ancora una volta al mio telefono per catturare una foto panoramica delle vigne inondate dal sole e delimitate da una falange di alberi frondosi su tutti e quattro i lati, che coprono tutti i punti cardinali.

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La rete tesa con cura sulle viti non solo le protegge, ma crea un paesaggio unico. Con la giusta luce, e fotografata da un’angolazione appropriata, l’intera scena assume l’aspetto di dolci onde su un verde lago sereno. Il verde tenue delle foglie in questo scatto è volutamente in contrasto con gli alberi scuri del perimetro.

I santuari:

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Il Santuario della Madonna si trova all’estremità occidentale del vigneto. Si inserisce armoniosamente nei colori del paesaggio, con le sue pareti in pietra che riprendono il colore sabbioso delle erbe autoctone che circondano l’area. Vi si accede tramite cinque gradini particolarmente ampi ma poco profondi e, per chi volesse soffermarsi più a lungo in contemplazione, a sinistra c’è una panca di legno con una struttura metallica dipinta di bianco e, nelle vicinanze, un’altra robusta panca di legno.

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Gli scalpellini del XIX secolo che hanno creato questo santuario sapevano esattamente cosa stavano facendo. La sua struttura a forma di grotta crea l’ombra per la Madonna anche nelle giornate estive più calde. C’è abbastanza spazio su entrambi i lati della Madonna perché un pellegrino accaldato o stanco possa trovare un po’ d’ombra accanto alla statua.

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Il santuario di Loyola è una costruzione unica nel suo genere, per cui non è stata utilizzata malta. Anche l’ingresso ad arco, geometricamente preciso, è composto solo da pietre locali tenute insieme da un’oculata struttura di supporto. Questo e il vicino santuario mariano sono solo due dei molti siti che formano il Centro di spiritualità ignaziana di Sevenhill.

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All’interno del Santuario di Loyola, fresco e ombreggiato, si trova una pietra particolare che riporta la data di costruzione: 1870. A prima vista, sembra una data graziosamente incisa o scolpita, ma se si guarda meglio si noterà che i numeri sono in realtà sollevati dalla superficie della pietra. Creati a mano, sono finemente prodotti e simmetrici come qualsiasi altro carattere meccanico.

La casetta dei Weikert:

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Franz Weikert era un agricoltore piuttosto importante della Slesia del XIX secolo, una provincia baltica di quella che allora era conosciuta come Prussia. In cerca di libertà religiosa, lui, sua moglie e i loro otto figli guidarono un gruppo di 146 cattolici verso l’Australia. I Weikert pagarono il costo del viaggio per l’intero gruppo di viaggiatori. Tra loro c’erano tredici agricoltori, due braccianti, sette falegnami, tre calzolai, uno scalpellino, tre sarti, un pastore, due domestici, sei tessitori, due costruttori di carrozze, due fabbri e un orologiaio.

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Sebbene i Weikert volessero un sacerdote, in realtà ne ottennero due: i sacerdoti gesuiti austriaci appena ordinati, il p. Aloysius Kranewitter e il p. Maximilian Klinkowstroem, anche se quest’ultimo si ammalò e dovette tornare in Europa. Weikert acquistò 100 acri di terreno di prima qualità e chiamò la proprietà Sevenhill, in riferimento ai sette colli di Roma. Nei loro ultimi anni di vita, Weikert, ormai malato, e sua moglie Fransiska vissero in questa casetta di pietra, sotto le cure dei gesuiti, fino alla loro morte, avvenuta rispettivamente nel 1875 e nel 1888. Oggi dei pannelli corredati di immagini raccontano a turisti e pellegrini la storia della casetta e della proprietà di Sevenhill.

Le cantine:

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La storia narra che il Fratel Joannes Schreiner portava con sé una carriola mentre percorreva le colline vicine, portando le talee di vite a Sevenhill per propagarle in massa. Le prime talee di vite furono prese dalla famiglia Hawker a Bungaree Station, a nord-ovest di Clare.

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Le prime viti furono piantate qui nel 1851 per produrre vino sacramentale, per consentire alle comunità religiose di celebrare l’Eucaristia. Da allora, ‘Sevenhill Cellars’ ha aggiunto alla propria produzione una serie di vini da tavola pluripremiati.

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Questo dipinto commemora l’eredità del defunto Fratel John May SJ, l’enologo di lunga data di ‘Sevenhill Cellars’. È stato il settimo enologo gesuita qui dal 1972 fino al suo ritiro dal lavoro a tempo pieno nel 2003. È morto nell’agosto del 2021, all’età di 92 anni, ed è sepolto nella cripta sotto la chiesa di St Aloysius.

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Le visite alle Sevenhill Cellars sono un’attrazione molto importante. Il vino sacramentale si è espanso oltre i confini dell’Australia, raggiungendo i Paesi del Sud-Est asiatico. La porta delle cantine attira più di 40.000 visitatori ogni anno.

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L’iconica architettura della chiesa di St Aloysius è visibile sulle botti nelle cantine, perpetuando il legame storico tra i gesuiti e l’azienda vinicola.

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Pubblicato da Communications Office - Editor in Curia Generalizia
Communications Office
L’Ufficio Comunicazione della Curia Generalizia pubblica notizie di interesse internazionale sul governo centrale della Compagnia di Gesù e sugli impegni dei gesuiti e dei loro partner. È anche responsabile delle relazioni con i media.

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