L’annuncio della Resurrezione è comunicazione
Di Stanislas Kambashi, SJ | Radio Vaticana – Vatican News
Non c’è dubbio che la comunicazione sia oggi un potente strumento di evangelizzazione.
La mattina di Pasqua, Cristo risorto manda Maria Maddalena ad annunciare ai discepoli che è vivo. Il primo annuncio viene quindi fatto a voce, che era uno dei modi migliori di comunicare all’epoca. Se fosse oggi, alcuni galileiani e la gente dei dintorni ne verrebbero a conoscenza attraverso la radio o la televisione, i social network o altre piattaforme digitali, utilizzando le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (NTIC).
Il gioioso annuncio della Pasqua è quindi un evento di comunicazione. Evangelizzare è comunicare. Ogni gesuita evangelizza nel suo luogo di missione. Chi lavora nel campo della comunicazione lo fa con la tastiera con cui scrive articoli, con il computer con cui pubblica testi e immagini, con la macchina fotografica con cui scatta foto, con il microfono da cui trasmette.
Come gesuita in missione a
Radio Vaticana, la mia gioia è comunicare e informare sulle attività del Papa,
della Santa Sede, della Chiesa universale e del mondo. Ogni giorno, io e i miei
colleghi siamo chiamati a trattare, pubblicare e trasmettere una notevole
quantità di notizie, che ci arrivano dal Vaticano, ma anche da tutto il mondo,
attraverso corrispondenti in vari Paesi e interviste che realizziamo noi
stessi, nei nostri studi o per telefono. I temi sono tanto vari quanto
interessanti. Radio Vaticana - Vatican News pubblica e trasmette in circa cinquanta lingue.
Avrete forse fatto caso al fatto che uso l’espressione “Radio Vaticana - Vatican News” perché, con lo sviluppo delle NTIC, anche i mezzi di comunicazione del Vaticano si sono evoluti molto e sono diventati digitali. Oltre alle trasmissioni radiofoniche, che raggiungono milioni di ascoltatori, le notizie vengono pubblicate sul sito web www.vaticannews.va e sui social network come X e Facebook, che raggiungono un gran numero di utenti.
È bello vedere che milioni di persone si informano grazie al lavoro quotidiano dei giornalisti del Vaticano, divisi in gruppi di lavoro a seconda della lingua. In questo microcosmo multiculturale, l’incontro con persone di diversa provenienza culturale è un’esperienza che arricchisce molto. Anche la ricerca di informazioni, soprattutto attraverso le interviste, ci arricchisce. Oltre a informare gli altri, noi stessi impariamo o approfondiamo molti argomenti.
Quando si tratta di elaborare e diffondere informazioni, anche su temi legati a guerre, catastrofi naturali e crisi umanitarie, siamo chiamati a non comunicare come se il male fosse inevitabile e il fallimento avesse l’ultima parola, con il semplice scopo di attirare l’attenzione. La visione che ci si aspetta da noi è quella della speranza. In questo modo, trasmettendo tutto ciò che le Chiese locali e la Chiesa universale fanno per alleviare le sofferenze del mondo, comunichiamo questa speranza di un mondo migliore. Siamo testimoni della Resurrezione.
Attraverso quest’apostolato,
evangelizziamo comunicando la fede, la speranza e l’amore di Dio che ha mandato
suo Figlio per redimere l’umanità.