Yousef ha lasciato il suo paese e la violenza per cercare una vita migliore per la sua famiglia
Quanti di noi hanno l’opportunità di conoscere una famiglia di rifugiati? Nel vasto cerchio della Compagnia di Gesù, conosciamo il JRS (Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati) e sosteniamo la sua missione. Ma la consapevolezza della situazione dei rifugiati assume una forma concreta quando incontriamo delle persone che hanno dovuto lasciare tutto in cerca di un futuro migliore.
Per la preparazione del rinnovato sito web della Compagnia di Gesù, il nostro webmaster ha avuto bisogno di aiuto. Un’organizzazione gli ha suggerito di offrire un contratto a Yousef Saghir, un cristiano siriano di Aleppo, una città che la guerra ha distrutto per più dell’80%. Lo abbiamo incontrato, a casa sua, con sua moglie Georgina, i suoi due figli (Antony 9 anni e George 5 anni) e sua madre. Lasciamogli la parola.
Era diventato sempre più difficile vivere ad Aleppo,
muoversi in sicurezza. Dopo tre anni vissuti in mezzo alla guerra, abbiamo
scelto di fuggire in Libano. Antony è nato ad Aleppo e mia moglie era incinta
quando siamo fuggiti in Libano, dove è poi nato George. Allora era facile
entrare in Libano; bastava la carta d’identità. Ho proposto a mia madre di venire con noi perché mio padre era morto
nel 2007.
Un altro motivo per lasciare il mio Paese era il fatto che la fabbrica per la produzione di piccole lampade che i miei due fratelli ed io, insieme a mio padre, avevamo costruito, era stata bombardata e distrutta per due volte, quando l’ISIS aveva preso il controllo della città e dei dintorni. Producevamo principalmente abat-jour. Io le disegnavo al computer. Avevamo un gran numero di modelli, ma soprattutto lampade a forma di statue. Non avevamo più i mezzi per la ricostruzione nel contesto della guerra ed eravamo ridotti a vivere di carità; il JRS ci ha aiutato in quel periodo. Abbiamo anche conosciuto dei gesuiti come il p. Sami Hallak, noto per l’aiuto che lui e i gesuiti hanno dato alle famiglie bisognose di Aleppo.
Siamo andati in esilio in Libano con quasi nulla. Ho potuto lavorare nel monastero di Sant’Antonio, dove un sacerdote mi ha messo in contatto con il progetto “Corridoio Umanitario” della comunità di Sant’Egidio, a Roma. C’era ancora un posto per una famiglia e questo ci ha permesso di venire in Italia.
Ma in Italia non è facile trovare lavoro. Siamo qui da
quattro anni e non sono riuscito a trovare un impiego stabile. Ho dei contratti
brevi. Neanche mia moglie, che è economista ma che in realtà insegnava
matematica in Siria, è riuscita a trovare lavoro. Inoltre, nel 2019, ho fatto
un corso di programmazione con un’organizzazione chiamata “Code your Future”.
L’ho portato a termine lo scorso gennaio. Una delle animatrici, che ha contatti
con la Caritas, mi ha messo in contatto con il vostro webmaster, Stefano Maero.
Previo un incontro su Skype, dopo qualche giorno, mi ha detto che avevo il
contratto.
Si trattava di trasferire e codificare grandi quantità di contenuti dai due siti web della Curia della Compagnia di Gesù in un unico sito più moderno. Mi sono occupato di trasferire un gran numero di articoli di notizie e anche il dossier dei santi e dei beati della Compagnia. Una delle sfide che ho affrontato, e per la quale Stefano mi ha aiutato molto, è consistita nell’aggiornamento del fascicolo dei santi. A volte mancavano dei dati e ho dovuto completare il dossier facendo ricerche su internet. Non sapevo che ci fossero così tanti santi gesuiti!
Quando ho letto tanti articoli sui gesuiti, sono rimasto molto colpito anche dal lavoro del Padre Generale. Non ha una vita facile: visita i suoi confratelli e i progetti che aiutano le persone in difficoltà in tutto il mondo, oltre a sostenere l’impegno dei gesuiti ovunque; questa è una grande sfida.
La nostra visita alla famiglia Saghir è stata un
momento di gioia. Ma l’ombra della ricerca di una nuova abitazione - la loro è stata
venduta e devono lasciarla - è una grossa preoccupazione per Yousef. Molti
proprietari non accettano inquilini che non abbiano un lavoro stabile. Può
darsi che un lettore di questo articolo possa avere un’idea su come aiutare
questa famiglia, sia in termini di occupazione che di alloggio...